MAGDALENE

Regia: Peter Mullan
Nazione: GB
Anno: 2002
Genere: Drammatico

anti Chiesa "Magdalene": diario di uno spettatore IO, CATTOLICO E INDIGNATO Vittorio Messori, "Corriere della Sera" del 14 Settembre Alla fine della proiezione di "Magdalene", Leone d'oro a Venezia, nel cinema milanese gli spettatori hanno applaudito. Mentre li guardavo sfollare, immerso tutto solo nella poltrona, pensavo che - se mi avessero riconosciuto - qualcuno mi avrebbe ingiunto, indignato, di vergognarmi di dirmi ancora cattolico. In effetti, si sono ridotte a poche le minoranze contro le quali la dittatura del "politicamente corretto" permette - anzi, incoraggia - il disprezzo: fumatori, obesi, pedofili, nazisti, cattolici. Anzi, le due ultime categorie sembrano ormai unite, come conferma la locandina di quell'altro film, dove la croce di Cristo si trasforma nella croce uncinata di Hitler. Forse (pensavo uscendo dal cinema) sarebbe tempo che anche i cattolici mettessero in piedi ciò che gli ebrei, e giustamente, hanno creato da tempo: una "Anti-defamation League", che rivendichi i diritti della verità e la dignità delle persone. A cominciare da quelle suore - di sadismo e depravazione da pasoliniana Salò, - esse pure femmine, ma che non rientrano nei proclami del regista scozzese: "Ho voluto denunciare la violenza imposta alle donne, a tutte le donne". Tranne a quelle, s'intende, che hanno una croce sul petto, diffamate da Peter Mullan che, per coltivare meglio lo scandalo, si dice "cattolico" solo perché battezzato in quella Chiesa. A promemoria degli spettatori, tanto indignati per quanto visto sullo schermo quanto ignari della realtà, andranno dunque precisate alcune cose: 1) I "Magdalen's Institutes", prima ancora che case religiose, erano "Riformatori giudiziari", "Case di correzione minorile", in diretto collegamento con il ministero della Giustizia e la magistratura della Repubblica d'Irlanda. La gestione, affidata a congregazioni religiose (avviene tuttora anche in Italia, dove le suore sono ancora presenti nelle carceri femminili e in molti altri, civilissimi Paesi del mondo), era sottoposta al controllo degli ispettori dello Stato, che esigeva dalle suore rigorosa sorveglianza e disciplina sulle ospiti e teneva le monache responsabili in caso di fuga o rivolta. 2) La grande maggioranza delle ricoverate era composta da giovanissime inviate negli Istituti con sentenza dei tribunali minorili a causa di reati penali. A queste vere e proprie detenute, degne ovviamente di compassione ma spesso turbolente se non pericolose, Mullan non accenna affatto, concentrandosi su tre casi della minoranza composta da ragazze ricoverate nelle "Houses" su richiesta esplicita dei genitori. 3) Queste ospiti erano immediatamente dimesse se i genitori o i tutori lo richiedevano, come ammette il film stesso, dove basta l'arrivo di un fratello con la lettera del parroco del villaggio per permettere a una delle ragazze di far subito le valigie. 4) Il lavoro manuale era imposto dalla convenzione con lo Stato, sia per fini "rieducativi" che per intenti economici: almeno parte della spesa per la gestione dei Riformatori doveva rientrare grazie all'attività delle lavanderie, i cui clienti erano soprattutto Ferrovie dello Stato, accademie militari e altri enti governativi. Dei soldi che, ossessivamente, è fatta contare dal regista, la Superiora doveva rendere ragione al ministero della Giustizia oltre che alla sua Congregazione religiosa. 5) Come ha ammesso Mullan stesso, in Gran Bretagna le Case di correzione minorili (gestite, qui, dalla Chiesa anglicana) non differivano da quelle irlandesi, quanto a regolamento sostanzialmente carcerario. Nei mitici, esclusivi, costosi "colleges", essi pure anglicani - da Oxford, a Cambridge, a Eton - dove si allevavano i rampolli delle migliori famiglie dell'Impero, i ragazzi non erano trattati molto meglio: anche qui erano in vigore, tra l'altro, le punizioni corporali, con fruste, bastoni, digiuni imposti, inginocchiamenti in pubblico. 6) Non a caso Mullan ha scelto per il suo atto d'accusa il 1964. Uno degli ultimi anni, cioè, dell`"Ancien Régime": sia per la Chiesa, alla vigilia della svolta del Postconcilio, sia per la società civile, prossima a quel Sessantotto che avrebbe determinato un cambio totale di sensibilità e di prospettive. Come al solito, anche qui si cade in quello che per gli storici è il peccato mortale: giudicare con le categorie attuali, con la "vulgata" corrente, una cultura passata, anche se solo da quarant'anni ma che valgono secoli. 7) Ogni comunità umana ha le sue oscurità. Ma si offendono gli spettatori, se si vuole far credere loro che delle suore potessero dilettarsi a far mettere nude, prima di cena, le loro ospiti, giocando a stabilire chi avesse i seni più grandi, le natiche più provocanti, il pube più villoso. Vizi e deviazioni esistevano e esistono anche nelle famiglie religiose, ma clandestini ("si non caste, tamen caute"): il semplice sospetto di trastulli sessuali così esibiti, avrebbe provocato un'immediata inchiesta canonica, portando alla dispersione della comunità. Altrettanto assurdo, per chi conosca le regole religiose, il tocco sadico delle suore che ogni giorno banchettano fastosamente davanti alle ragazze che trangugiano la loro sbobba. 8) Tutto il film è costruito per dare allo spettatore un senso di oppressione, il mancamento di aria e di libertà di una società gravata dal peso dispotico, oscuro della Chiesa. Ma la storia dell'Irlanda racconta qualcosa di diverso: per difendere quei suoi preti, quelle sue suore, quei suoi vescovi, questo popolo ha sopportato secoli di martirio inflitto dai protestanti inglesi e ancor oggi lotta nelle contee del Nord. Questo popolo, di cui il non irlandese Mullan vorrebbe ricordarci le sofferenze inflitte dalla casta clericale, in realtà ha disseminato la sua fede, con ostinazione eroica, in un Commonwealth ostile, fondando la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, in Australia, nella Nuova Zelanda. Non a caso la cattedrale di New York è dedicata a San Patrizio, patrono d'Irlanda. Un popolo, questo, che, spinto da miseria e persecuzioni, è partito dalla sua isola a villaggi interi, a stendardi dei santi spiegati, con alla testa proprio il parroco e le suore. "Magdalen's Sisters" comprese. Magdalene Era il 1992 quando Eclipsed, produzione di Burke Brogan portò all'attenzione del grande pubblico le sofferenze e le fatiche a cui, ragazze con maternità irregolari, erano sottoposte per volere della famiglie che le ritiravano dalla vita sociale affidandole agli istituti Magdalene. Qualche anno dopo fu la volta della cantautrice Joni Mitchell che divenne portavoce della protesta delle donne uscite dalla pesante situazione nella quale erano state rinchiuse. Il film di Mullan descrive la storia di alcune giovani "peccatrici" che la società civile Irlandese affidava alle suore affinchè vengano purificate dei loro peccati sessuali prematrimoniali. Le poverette dopo alcuni anni di lager seguono sorti diverse: una viene ripresa dal fratello, una finisce in manicomio, due riescono a scappare. Fin qui la trama. Ma se le case di Maddalena sono esistite fino al 1996 possibile che nessuno sapeva niente in Italia, tutti stavano zitti sia da una che dall'altra parte...adesso arriva un deficiente e tutti ad applaudire (al che mi viene da dire, la cultura al servizio del potere). Personalmente la cosa che dispiace di più non è solo la crudeltà delle suore quanto la loro concezione del Cattolicesimo che è più protestante che cattolica. L'assenza totale di misericordia, carità... solo punizione. Su questo non ho visto molta intelligenza da parte di chi nella Chiesa fa di mestiere il commentatore di film..si veda la posizione ufficiale: Sito ACEC Che si dimena in virtuosismi di cultura cinematografica che servono solo a dire che è un film scarso... A mio avviso, invece, le protagoniste sono disegnate bene psicologicamente anche se la più trasgressiva (Bernadette) come sempre è la più bona. Questi messaggi subliminali Mullan ce li poteva risparmiare perchè scadono un po' nel fazioso... anche se di fronte ad un trattamento così disumano questa parola non si sa bene che cosa possano significare. Il giudizio dell'ACEC è inaccettabile e fuorviante. Io, invece mi domanderei se quello che si vede era la norma, un caso limite, una serie di situazioni ammassate in maniera insensata...altrimenti...penso proprio che in Irlanda non avessero proprio le idee chiare sulla fede (e non solo su quello...). Bentivoglio Carlo Alberto Che storia è? Da un punto di vista storico le tesi sostenute da Mullan sono ridicole Da un punto di vista storico le tesi sostenute da Mullan sono ridicole. Riportiamo degli stralci dell’articolo di Vittorio Messori apparso sul Corsera il 14 settembre: «I Magdalen’s Institutes, prima ancora che case religiose, erano “Riformatorî giudiziari”, in diretto collegamento con il ministero della Giustizia e la magistratura della Repubblica d’Irlanda. La gestione, affidata a congregazioni religiose, era sottoposta al controllo degli ispettori dello Stato». «La grande maggioranza delle ricoverate era composta da giovanissime inviate negli Istituti con sentenza dei tribunali minorili a causa di reati penali. A queste vere e proprie detenute, Mullan non accenna affatto, concentrandosi su tre casi». «Come ha ammesso Mullan stesso, in Gran Bretagna le Case di correzione minorili (gestite dalla Chiesa anglicana) non differivano da quelle irlandesi». «Nei mitici, esclusivi, costosi college, essi pure anglicani dove si allevavano i rampolli delle migliori famiglie dell’Impero, i ragazzi non erano trattati molto meglio: anche qui erano in vigore le punizioni corporali, con fruste, bastoni, digiuni imposti, inginocchiamenti in pubblico». «Vizi e deviazioni esistevano ed esistono anche nelle famiglie religiose, ma clandestini: il semplice sospetto di trastulli sessuali così esibiti, avrebbe provocato un’immediata inchiesta canonica». di Tempi