NESSUNA PIETÀ PER ULZANA

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di Robert Aldrich con B. Lancaster, B. Davison Un gruppo di Apache guidati dal sanguinario Ulzana fugge da una riserva seminando panico e distruzione. Titoli per una storia del cinema (western, negli anni '70). 1970: crolla il mito bianco della conquista del West e dell'esercito nordista senza macchia. Escono in rapida successione Soldato Blu, Piccolo grande uomo e Un uomo chiamato cavallo. Gli indiani sono le vittime, gli americani invasori sanguinari. 1972: esce Nessuna pietà per Ulzana. Ed è subito scandalo. Accusato di essere ultra conservatore e filo-fascista perché non esita a mostrare gli indiani come belve sanguinarie, Aldrich gira uno dei più duri western mai usciti sul grande schermo, fornendo spunti interessanti. Il mito della frontiera è in realtà una lotta per il potere dove non esiste una vera contrapposizione tra bene o male, ma ciò che conta è l'odio viscerale per l'altro, alimentato da decenni di soprusi e violenze vicendevoli. Nessuno si salva (nemmeno il sessantenne Lancaster) e Ulzana ne fa peggio dei Talebani. Cinico e crudele, ma almeno si sventa l'equivoco del buon selvaggio. di Fortunato Simone