SOLARIS

Regia: Andrej Tarkovski
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Shyamalan ama i suoi film. Fin troppo. Tanto da clonarli, nella speranza del medesimo successo. Dopo il buon Il Sesto Senso e il discutibile Unbreakable, l’unico regista indiano di risonanza planetaria ci riprova servendo al pubblico la stessa portata, con gli stessi ingredienti, ma attori diversi. Una famiglia segnata da un dolore lancinante scopre nei campi circostanti la propria fattoria segni misteriosi, probabilmente provenienti da extraterrestri. Nessuno sembra crederci, ma, pian piano, la verità apparirà. Utilizzando uno schema simile ai film precedenti (indizi disseminati qua e là, capovolgimento finale), Shyamalan ha buon gioco per tutta la prima parte, dove, citando a mani piene Hitchcock, riesce a creare buona suspence, ma cade male in un finale dichiaratamente d’effetto e fintamente logico. E il versante escatologico si riduce a qualcosa tra il ridicolo e l’aberrante (la fede come riconoscimento di un insieme di coincidenze logiche). Peccato perché l’indiano ha un certo talento nel condurre la macchina da presa. Meno, decisamente meno, nel scrivere storia e dialoghi.