THELMA & LOUISE

Regia: Ridley Scott
Nazione:
Anno: 1991
Genere: Drammatico

Apparente nobiltà nelle intenzioni, miseria nel risultato. Thelma & Louise più che un film è un affascinante tranello. È facile farsi ammaliare da una vicenda che stuzzica i sentimenti. Poi, gratta gratta, ti accorgi che qualcosa non torna. Che la soluzione zoppica. Vediamo perché. Due giovani donne oggi negli Stati Uniti d'America. Sono amiche. Una è annoiata del lavoro, l'altra vive un matrimonio che la convince poco. Improvvisamente decidono di trascorrere insieme un weekend tutto per loro. Lontano dal mondo. Partono. Ma quello che doveva essere un viaggio diventa una fuga. Rompere con la realtà spezzando qualunque legame porta solo a scegliere una brutta via d'uscita. Falsa libertà. (Tracce Gen 1993) Un salto verso la libertà "Un fotogramma per fidar senso a una storia" potrebbe essere il "grido" pubblicitario affidato a Thelma e Louise, il film che ha fatto parlare di sé, fino a creare un vero e proprio caso. La storia è quella di due donne: Thelma è malmaritata a un uomo che la trascura, la tradisce, non sa amarla ed accoglierla; Louise è innamorata di un eterno vagabondo non ancora pronto a vivere fino in fondo la sua storia d' amore. (Attenzione finale qui c'è scritto il finale) Thelma e Louise partono per un weekend che si trasformerà ben presto in una fuga violenta in reazione alle brutalità maschili. Fuga che termina in auto sull'orlo del Grand Canyon, dove le protagoniste, obbligate dalla legge alla resa, scelgono un'ultima strada, quella del salto dallo strapiombo... Altri giudicheranno del femminismo che il film porta avanti, a noi interessa solo ridare, in breve, uno spessore simbolico al gesto finale di questa femminilità ferita e fragile. Il punto non è "arrendersi o suicidarsi". La scelta compiuta è una scelta di libertà che non può significare la morte o il suicidio: deve essere letta metaforicamente. Aiutano altre immagini ormai entrate da tempo nella nostra memoria collettiva e alle quali il regista si appoggia. È la fuga di Harrison Ford e Sean Young in Blade Runner, dalla mega metropoli disumanizzata e disumanizzante verso paesaggi incontaminati sui quali ritrovare un luogo e un senso alla propria individualità. È la fuga di Paul Newman e Robert Redford in Butch Cassidy che li porta su di un baratro, inseguiti da centinaia di uomini, da dove si gettano a cavallo, per poi ritrovarsi salvi al fondo del burrone tra le acque gelide di un fiume. Non è il suicidio dello studente/attore de L'attimo fuggente, quella morte realistica dettata da un'incapacità totale ad affrontare le difficoltà a cui lo obbligano dei genitori distaccati e possessivi. La differenza sta tutta in un fotogramma di Thelma e Louise: il the end del film si congela sul balzo che l'auto compie dal ciglio del canyon verso lo spazio aperto, quando ancora l'auto non ha iniziato a precipitare. E un salto simbolico nel vuoto, ma non verso la morte. Una denuncia e una speranza su quello che è e potrebbe essere in futuro lo spazio (tutto da ridefinire e inventare) di questo volo verso la libertà. di Luca Siani da Tracce dic 91