LA ROSA BIANCA - SOPHIE SCHOLL

Per me il film è stato devastante, si rimane inquieti dall'inizio alla fine...

Ci sono molti punti interessanti che mi hanno colpito su cui sarebbe bello discutere:
1) Il costante rapporto con il cielo, da quando entra in università a quando è in cella... persino durante il bombardamento con il cielo illuminato dalle luci... appena poteva guardava il cielo... (mi ha ricordato Cilla - Maria Letizia Galeazzi, che amava fare la stessa cosa)

2) Impressionante lo sguardo del regista (che mi hanno detto che è ateo): è chiaro quello che ha colpito lui. Non è "normale" che un "ateo" sia stato colpito e riesca a rendere con così efficacia certe cose come la preghiera, cosa che molti registi "credenti" non riescono. Infatti anche la figura dell'ispettore "Ateo" è interessante; è chiaro che di fronte ad una umanità vera uno non può nasconderla, deve riconoscerla, anche se minimamente ma che sia pervaso e infatti lui prova a salvarla. Urla che "Dio non esiste" ma sembra che la dica contro Dio, come se lo volesse eliminare perchè il suo dio era Hitler.

3) Ad un certo punto ho trovato una netta analogia con il film Bernadette (degli anni '50) cioè quando l'ispettore interrogava Bernadette e qui l'ispettore interrogava la Scholl. Stessa certezza e decisione.

4) Il rapporto con i genitori: "Ricordati Gesù" - "Anche tu", in due minuti d'incontro una essenzialità chiarissima. Anche il fatto che il padre le dica: "avete agito bene, sono orgoglioso di voi", che coraggio, che fedeltà a ciò che è vero. E poi si vede che la fede di Sofie è profonda, e che le è stata trasmessa da una vita, da quella della madre e dal padre, non da un indottrinamento.

5) Nonostante lei sia certa negli interrogatori, in tribunale, quando torna nella sua cella e le hanno appena detto che morirà subito, si mette ad urlare di dolore... mi ha fatto ripensare a Cristo che piange quando vede le mura di Gerusalemme... (Chiesa del Dominus Flevit)

6) Ad un certo punto la Scholl dice una preghiera che è simile alla frase di S.Agostino (che Carron ha ripreso alla fraternità 2005)... che più o meno fa così "fa Signore che la mia anima inquieta trovi riposo in Te"

7) Il prete infine mi ha stupito, dopo la figura dell'avvocato pensavo che anche lui fosse una specie di burattino, invece le ha detto una cosa bellissima, che ha puntualizzato il senso ed il valore del suo sacrificio... dice "Non c'è cosa più grande di chi dona la propria vita per la vita di un altro". Un collega (cattolico ma di rifondazione) di un amico ha detto "Come è bello morire per delle idee"...gravissimo errore...loro non sono morti per delle idee ma per un amore fedele al loro incontro.

8) E' bellissimo sapere che sono esistite e che esistono persone così, basti pensare a tutti i cristiani trucidati ogni anno dai musulmani in Asia e in Africa. Cioè che essere così è possibile.

9) Messinscena misuratissima e antiretorica difficile da ritrovare in molti film sulla resistenza ai fascismi. Essenziale, mai urlato, persino pudico nel mostrare col contagocce simboli e bandiere naziste, il film di Rothemund a tratti pare essere una tragedia filmata più che un film di finzione.
Sophie non abbandona il fratello fino al momento della morte. Una compagnia di sangue, una fede di sangue che è veramente il punto di forza del film: Sophie non smette mai di richiamare alla memoria i genitori per tutti i sei giorni di quella che è una vera e propria passione ("Ho ereditato il coraggio da mio padre" – dice a un certo punto alla propria compagna di cella). Dopo la confessione dinnanzi all’ufficiale della Gestapo (confessione maturata solo dopo aver scoperto che anche il fratello aveva fatto altrettanto), Sophie ha in mente più i propri genitori che se stessa ("Che farete a loro? Li metterete in carcere?").
E ancora, la scena commovente dell’abbraccio tra i due fratelli School e Cristoph, il terzo condannato, prima della morte. Una testimonianza nella carne e nel sangue, un martirio, in grado di smuovere le montagne e di sciogliere i cuori più duri.
Figura più complessa e interessante è proprio quella dell’ufficiale della Gestapo, Mohr, che di fronte all’incontro durante l’interrogatorio con Sophie all’inizio si adira, poi vacilla, si lava le mani alla maniera di Pilato e infine, nella sequenza forse più intensa del film, si riscopre uomo e padre, tornando, gratuitamente, a vedere, per un’ultima volta quel volto sempre più inondato dalla Luce: Cristo attende e perdona tutti, anche l’ultimo degli assassini nazisti.

10) Caro Sandro, ho letto il tuo giudizio sul film della Rosa Bianca e mi sembra decisamente superficiale e appiccicato! Proprio sta sera abbiamo visto questo film con il nostro cineforum e quello che passa dal film è decisamente una amicizia, un unità dovuta a una fedeltà al proprio cuore. Niente di più semplice!!! (Vincenzo MILONE - Studente Informatica (Scienze M.F.N.) - Università degli Studi Firenze)


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Meeting Rimini

TITOLO ORIGINALE: SOPHIE SCHOLL - DIE LETZTEN TAGE
Nazione: Germania
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 117'
Regia: Marc Rothemund
Cast: Julia Jentsch, Alexander Held, Fabian Hinrichs, Johanna Gastdorf, André Hennicke, Florian Stetter
Produzione: Broth Film, Goldkind Filmproduktion
Distribuzione: Istituto Luce
Data di uscita: 28 Ottobre 2005 (cinema)

MEETING 2005 - LA ROSA BIANCA
L'affascinante amicizia che sfidò Hitler
Riccardo Piol e Tanja Piesch
Nel ’43 il Reich tedesco condanna a morte alcuni giovani con l’accusa di propaganda antinazista. Il Meeting di Rimini dedica una mostra a questa vicenda

LUNEDÌ 22 FEBBRAIO 1943: Corte del popolo di Monaco, aula 216. Alle 13.30, dopo un processo lampo trasformato in un rituale di pubblica umiliazione, il giudice Freisler pronuncia la sentenza. Gli imputati sono i fratelli Hans e Sophie Scholl con il loro amico Christoph Probst: sono studenti universitari, hanno rispettivamente 24, 21 e 23 anni. Sono accusati di propaganda antinazista: condannati alla ghigliottina. Nei giorni successivi altri studenti verranno uccisi o incarcerati con la stessa accusa. È lo spietato epilogo della Rosa Bianca, un gruppo di giovani che avevano osato sfidare Hitler: in nove mesi avevano scritto e distribuito sei volantini contro il regime. Nella Germania ipnotizzata dalle chimere dell’ideologia, tanti assecondarono la follia del Reich, troppo pochi capirono quel che stava accadendo, solo sparuti gruppi ebbero il coraggio di opporsi apertamente. Tra questi, i ragazzi della Rosa Bianca, nata per iniziativa di sei amici di Monaco di Baviera. Cinque studenti: Alexander Schmorell, Hans e Sophie Scholl, Willi Graf, Christoph Probst e un professore universitario, Kurt Huber. L’insopportabile tirannia liberticida di Hitler e l’esperienza diretta della guerra sul fronte orientale, li spinse a diffondere volantini in diverse città del sud della Germania per esortare il popolo tedesco ad aprire gli occhi. Pagarono questo coraggio con la vita. Ma la loro storia, ancor prima che un episodio di eroica resistenza, fu un’affascinante avventura umana a cui un gruppo di giovani tedeschi di Comunione e Liberazione ha dedicato una mostra: “Rosa Bianca. Volti di un’amicizia”.

QUOTIDIANA AMICIZIA
Rosa Bianca è innanzitutto il nome di una profonda e quotidiana amicizia: le lezioni all’università, i concerti di musica classica, le serate passate a leggere testi di letteratura, anche quelli proibiti dal regime. Nel clima di oppressione di una dittatura capace di imprimere nella vita del popolo tedesco una ferita tanto profonda da non essere ancora oggi del tutto rimarginata, la storia di questi giovani universitari è un’esperienza di amore all’uomo, alla verità, alla bellezza che brilla nel buio diffuso della menzogna. «Nella mia semplice gioia davanti a tutto ciò che è bello - scrive in una lettera Sophie Scholl - si è introdotto con forza qualcosa di grande e sconosciuto, cioè il presentimento del Creatore, che le innocenti creature con la loro bellezza lodano. (…) In questi giorni si potrebbe spesso pensare che l’uomo sia capace di soverchiare questo canto con rombi di cannone, maledizioni e bestemmie. Eppure la scorsa primavera una cosa è diventata chiara in me: egli non può farlo e io voglio tentare di mettermi dalla parte dei vincitori». È questa scelta a spingere i sei protagonisti della Rosa Bianca alla resistenza, una resistenza umana ancora prima che politica; una passione incondizionata per la vita, la libertà, per «tutto ciò che è bello». Che li accompagnerà sino alla fine e lì porterà a dare a questa bellezza il nome di Cristo. Christoph Probst si battezzerà il giorno prima dell’esecuzione. In una lettera alla madre, scritta nello stesso giorno dell’esecuzione subito dopo la sentenza, dirà: «Ti ringrazio di avermi dato la vita. Se la guardo per quella che è, è stata un’unica strada verso Dio». Willi Graf, dopo sei mesi di carcere e con davanti a sé una sentenza ormai irrevocabile, scriverà alla famiglia: «Non dovremmo forse quasi essere lieti di portare a questo mondo una croce che a volte sembra superare qualsiasi misura umana? Questa è in un certo senso letteralmente sequela di Cristo. Non vogliamo limitarci a sopportare questa croce: vogliamo amarla e cercare di vivere sempre più fiduciosi nel giudizio divino. Solo in questo modo si realizza il significato di questo tormento».
Volti che riaffiorano
«Adesso anche voi fate parte dell’amicizia della Rosa Bianca». La signora Degkwitz, convertitasi al cattolicesimo per l’incontro con Willi Graf, ha ringraziato così il gruppo di lavoratori e studenti universitari di Cl che per oltre un anno hanno raccolto scritti, foto e testimonianze sulla Rosa Bianca. Grazie al loro lavoro, quei giovani studenti che i libri di storia hanno finito per ridurre a un esempio di resistenza politica sono riemersi in tutto il loro fascino. Sono i volti di un’amicizia, come recita il titolo della mostra, che sono riaffiorati dai ricordi di Anneliese Knoop-Graf, sorella di Willi Graf, di Elisabeth Hartnagel, sorella di Hans e Sophie Scholl, e da racconti, lettere e documenti forniti da parenti e amici dei protagonisti. Volti di un’amicizia che hanno raggiunto diverse scuole tedesche, l’università di Friburgo e l’università di Monaco, dove la mostra, patrocinata dal cardinale Wetter, è stata esposta vicino all’atrio in cui Sophie e Hans Scholl vennero arrestati. Volti di un’amicizia che faranno parlare di sé anche a Berlino e Vienna, alla Giornata Mondiale dei giovani di Colonia e al prossimo Meeting di Rimini.