Andrea Mandelli

La nostra vita per la tua, la tua vita per la nostra
da www.augustea.it/dgabriele

Andrea Mandelli, quarto di sette fratelli, nato a Lucca il 3 febbraio del 1971, viveva con la famiglia a Brugherio. Studente liceale dell'istituto Sacro Cuore di Milano, ha seguito con entusiasmo e dedizione il movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione. Scopertosi ammalato di un tumore osseo nel 1988, ha vissuto con serenità e abbandono tutto il doloroso cammino della malattia, fino alla morte avvenuta il 29 novembre 1990, vigilia del suo giorno onomastico. Ha testimoniato alla famiglia ed ai numerosissimi amici la propria fede sicura in Gesù Cristo, affrontando il compimento prematuro della sua vita terrena come realizzazione della sua vocazione. È stato il giovane che ho conosciuto e che ha segnato maggiormente la mia vita, per la capacità testimoniata di affermare l'ideale cristiano della vita in modo semplice, lieto e affascinante. Invito chiunque legga queste pagine a riflettere sulla esperienza di Andrea, per imparare a vivere con intensità e passione: in questo tempo in cui si sente parlare dei giovani con poca stima, sia questa vita un richiamo per tutti a guardare il cuore dell'uomo con rinnovato stupore.
Propongo in queste pagine un articolo sulla vita di Andrea, alcune sue riflessioni, alcune lettere e ricordi di amici e conoscenti che hanno, in questi anni, sentito e vissuto il richiamo ideale della sua persona, nella speranza che giovino a tutti.

Andrea cambiato dall'ideale

di Carlo Steiner

Il suono della campanella e un lieve brusio che in pochi secondi si trasforma in un baccano incontenibile fanno capire che è l'ora dell'intervallo. Centocinquanta bambini escono dalle aule e saettano su e giù per i corridoi. Siamo in una scuola elementare di Milano, sorta qualche anno fa per l'impegno di un gruppo di genitori che hanno voluto intitolarla ad Andrea Mandelli, un giovane morto all'età di 19 anni per un tumore osseo. Andrea: siamo qui per lui con mamma Sofia e la coordinatrice della scuola, per farci raccontare chi è e cosa è stata la vita di questo ragazzo, per capire che cosa affascina di lui ancora adesso, sei anni dopo la sua morte. Era un ragazzo normalissimo, tacciato normalmente di pigrizia, gli piaceva leggere e, come tutti, litigava spesso con qualcuno dei suoi sei fratelli. Legatissimo al padre, lo seguiva sempre dietro in montagna, animato da una vera passione nel seguire le orme di un "grande". Ed era stata proprio la mancanza di un adulto, di una figura significativa cui andar dietro durante il primo anno del liceo, a far nascere in lui un senso di sfiducia e a provocare la bocciatura. La sua voglia di vivere non trovava uno sbocco in cui esprimersi. Finalmente cambia scuola e la sua tenacia, il rapporto con i nuovi professori e il rettore, l'amicizia dei compagni, fanno fiorire la sua personalità. L'impegno in Gioventù Studentesca e, attraverso questo, l'incontro con la compagnia di Cristo, costituiscono per Andrea l'inizio del compimento di sé; ma usiamo le sue parole per descrivere questo momento decisivo.

"Diciannove anni per quell'istante"

"La cosa più bella è che ho tanti amici, ma la cosa ancora più bella è che, questi 19 anni, è valsa la pena di viverli per l'istante in cui L'ho incontrato. Ho impiegato tanto! Diciannove anni, ma sono stati utili per questo solo istante. Ne ho sentito sempre parlare, ma la volta dell'incontro personale è una. E una volta accaduto, questo momento non lo dimentichi più e le cose difficili diventano facili".
Andrea aveva capito che Dio non è una parola o un discorso, ma qualcosa che realmente basta alla vita e la rappacifica perché le dà compimento. Anche la grave malattia, nel frattempo manifestatasi in modo drammatico, non era diventata obiezione al cammino. Poche settimane prima di morire scrive sul suo diario: "Sembra che io stia facendo qualcosa di straordinario, di eccezionale o di eroico. Invece non è vero. Perché se Dio ci dona qualcosa che ci risveglia è perché sia chiara la ragione fra noi. Se Dio ci dà questo è perché la nostra vita sia totale. Bisogna dire un "sì" a Cristo che sia totale. La pienezza della vita sta nella verginità e nella morte. Ne sono gli atti supremi". Cominciano, sempre più frequenti, le permanenze in ospedale anche se riempite dalla compagnia degli amici e dalla certezza che quello era il modo in cui il Signore lo stava facendo crescere umanamente. Mamma Sofia ci racconta un episodio significativo: nel reparto pediatrico dell'ospedale dove era ricoverato, venivano dei giovani volontari a far giocare i bambini, a tirarli un po' su di morale; ma Andrea aveva percepito un modo di affiancarsi alle persone ammalate che non gli piaceva. Non serviva, perché implicava, magari inconsciamente, un giudizio negativo: la vita è un imbroglio e lui uno sfortunato; invece voleva che anche loro potessero capire che pur dentro la sofferenza si sentiva oggetto di amore.
Riapriamo il suo diario: "Ora sono a completa disposizione. Non devo più decidere. Chiedere al Signore la forza di sopportare ancora un po' di fatica, questo sì, lo chiedo e devo chiederlo tutti gli istanti. Ho messo a posto i miei libri di scuola e da parte quelli non miei da rendere agli amici. La scuola è appena cominciata (e io ho già cominciato a saltarla) eppure voglio tutti i libri per poter seguire. Voglio concludere ogni cosa per poter non far altro che aspettare".
Andrea muore il 29 novembre del 1990 e subito mamma Sofia invita i presenti a recitare l'Angelus.

"Farli crescere come è cresciuto lui"

Tutto finito? Macché, a sei anni dalla morte di questo ragazzo è sempre più chiaro a chi lo aveva incontrato, che era stata elargita una grande grazia, un segno da guardare con occhi nuovi tutti i giorni e dal quale lasciarsi commuovere. C'è qualcosa di lui che interessa tutti noi e anche tanta gente che non lo ha mai conosciuto lo sente come compagno di cammino, dicono gli amici. E come non desiderare che questa esperienza sia incontrabile anche dai bambini? "Il progetto di chi ha fondato questa scuola elementare - spiega la coordinatrice - è che i nostri figli possano imparare dai grandi uno sguardo positivo sulla vita, una coscienza delle cose come l'aveva questo ragazzo. Ma come si fa?
"Guarda - mi dice una maestra - il bambino apre gli occhi sul mondo se incontra qualcuno che questa apertura ce l'ha già. C'è un modo di far lezione, anche insegnando che due più due fa quattro, carico di questa preoccupazione educativa, per farli crescere come è cresciuto Andrea".
E infatti più passa il tempo più i legami nati attraverso di lui diventano profondi e veri e si moltiplicano. Così una sua amica missionaria in Uganda, scrive alla madre: "Per me oggi è stata una giornata particolarmente piena della compagnia del tuo Andrea, del nostro Andrea. Sono già quattro anni che ci guarda da lassù, ma il suo volto è proprio amico dentro lo scorrere del tempo e, quando lo rammento, inevitabilmente mi ritrovo a dire con lui quell'"ok, va bene, andiamo" che sono state le sue ultime parole e che per me segnano, nelle varie circostanze, il momento della ripresa, della rinnovata disponibilità di fronte alla libertà di Cristo che mi interpella".
Intanto il silenzio è tornato nei corridoi della scuola. L'intervallo è finito, si torna in classe; insieme ad Andrea.

Appunti, iniziative, lettere di Andrea

Un amico ti dice: "Cristo è vivo". È una presenza nella vita mia e tua, è una realtà in cui ti imbatti oggi. La cosa più bella è che ho tanti amici, ma la cosa ancora più bella è che, questi 19 anni, è valsa la pena di viverli per l'istante in cui L'ho incontrato. Ho impiegato tanto! Diciannove anni, ma sono stati utili per questo solo istante. Ne ho sentito sempre parlare, ma la volta dell'incontro personale è una. E una volta accaduto, questo momento non lo dimentichi più e le cose difficili diventano facili. L'importante non è quanto uno ha fatto, ma quanto uno ha atteso. Oggi chi si ritiene capace di giudizio, di un giudizio che nasce da sé e non da un'obbedienza, mostra sempre una certa insoddisfazione (mista quasi a paura). Personalmente ho più paura di questa insoddisfazione che nasce da una presunta libertà, che non di un'obbedienza che può portarmi all'"inferno".
Il giornalino "Attenzione! Pericolo di vita e di morte. Sempre" è dovuto all'iniziativa di alcuni studenti tra cui Andrea Mandelli, cui si deve la scelta dell'audace titolo. Il giornalino è nato nell'ottobre del 1989, con un intento già ben espresso sin dal primo editoriale, che terminerà così:
Vogliamo crescere, renderci conto di ciò che viviamo noi e di ciò che vive il mondo, perché ogni passo della nostra vita non sia compiuto come se nulla fosse, ma giudicato in primo luogo da quello per cui viviamo: la fede in Gesù Cristo. È per rischiare quest'esperienza "sulla nostra pelle" che vogliamo comunicare a tutti, attraverso questo giornale, la posizione che, in nome di questa speranza, ci assumiamo di fronte ad ogni avvenimento della nostra vita. Mossi da questo desiderio, quindi, invitiamo chiunque voglia raccogliere la sfida a discutere, a parlare, con noi e con tutti, dei fatti che nella sua vita lo hanno costretto a prendere una posizione, per colmare quel bisogno di verità che abbiamo tutti. La Redazione
La Studenti Card è nata nei primi mesi del 1990 su iniziativa di alcuni studenti e insegnanti di scuola media superiore di Milano. Con essa si intende favorire concretamente ogni espressione di vita legata all'ambito scolastico: promuovendo l'utilizzazione di spazi sociali e ricreativi, agevolando l'acquisto di libri e di materiale didattico, facilitando ogni progetto di aiuto nello studio (corsi gratuiti di sostegno, corsi maturandi, ecc... ). Andrea Mandelli, socio fondatore, era il Vicepresidente dell'Associazione. Tutto quello che facciamo è per gratitudine verso Colui che si fa incontrare.
La certezza della vittoria è Cristo! "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi". Il cambiamento non è diventar "buoni": è la SUA PRESENZA. Beato, non più infelice, perché puoi DIRE "TU" A CRISTO. Chiedo al Signore di prendermi finché ho questa certezza. Oggi finalmente posso piangere e ridere quando ho voglia, scherzare e giudicare e prendere in giro gli altri e soprattutto amarli. Anche prima lo facevo, ma ora amo.
Giovedì 27 settembre 1990
Carissimi, a cosa serve la vita se non per essere data? Io adesso sono a completa disposizione. Non devo più decidere. Chiedere al Signore la forza di sopportare ancora un po' di fatica, questo sì, lo chiedo e devo chiederlo tutti gli istanti. Ma a questo punto è tutto nelle Sue mani. Forse per i dolori che oramai si fanno insistenti, mi sembra che si sia arrivati ad un momento decisivo, se non alla fine. Anch'io voglio essere pronto in ogni istante. Ci tengo ad essere ordinato e lavato (ieri mi sono persino fatto la barba). Ho messo a posto i miei libri di scuola e da parte quelli non miei da rendere agli amici. La scuola è appena cominciata (e io ho già cominciato a saltarla) eppure voglio tutti i libri per poter seguire. Adesso leggerò Hard Times. Voglio concludere ogni cosa per poter non far altro che aspettare.
6 ottobre 1990 - Festa dei mercatoni al Palashow
Quel che conta accade. L'unica cosa che vale è il momento. È in forza di un'unità che si può stare da soli. Sembra che io stia facendo qualcosa di straordinario, di eccezionale o di eroico. Invece non è vero. Perché se Dio ci dona qualcosa che ci risveglia è perché sia chiara la ragione fra noi. Se Dio ci dà questo è perché la nostra vita sia totale. Bisogna dire un "Sì" a Cristo che sia totale.La pienezza della vita sta nella verginità e nella morte. Ne sono gli atti supremi.

Dalle lettere di amici ad Andrea

Caro Andrea,
mentre ti scrivo non so come tu stia, spero bene, anche se il termine bene sarà, ahimè, poco appropriato. Tu penso che sappia bene quanto il rapporto che si è instaurato tra di noi sia un rapporto di pura conoscenza a livello scolastico più che un rapporto di vera amicizia, ma te lo dico con il cuore: ti voglio più bene di quanto tu non creda e non chiedermi il perché: non saprei spiegartelo, è un bene del tutto particolare e ti prego di credermi, non è per compassione o perché tu non sia nelle migliori condizioni di salute che io ti dico questo. Devo dirti che ultimamente ho pensato spesso a te, spesso mi chiedo cosa tu stia facendo, quali siano i tuoi pensieri e quali desideri tu abbia, quali rimpianti. La domanda che mi pongo spesso è questa: perché Dio ha voluto da te, dai tuoi familiari questo grande sacrificio, perché ha voluto condannarti, perché ha scelto te, la tua bontà, la tua devozione verso Dio, la tua straordinaria apertura verso il prossimo? È con le lacrime agli occhi che giungono alla mia mente questi pensieri e non fantastico nel dire questo: vorrei esserti vicino, darti un conforto nei giorni di afflizione, poterti rallegrare nel dolore, caricarmi di una parte della tua croce e saperti alleviare le pene, i dolori ma è un discorso utopistico, purtroppo impossibile. Spesso ai mattino mi giro verso il tuo banco e lo vedo vuoto o occupato da altri. Sono tante le cose che in questi momenti si vorrebbero dire e che non ti ho mai detto, tanti pensieri su di te che non ti ho mai svelato. Ma per lettera, a mio avviso, le parole devono avere un limite. Vorrei poter presto venire a trovarti e stare un po' con te a chiacchierare, magari noi soli cosicché tu ti possa "sfogare" e io saperti ascoltare. Ultimamente le mie preghiere sono rivolte a te nella speranza di vedere fuggire via da te il male che ti affligge. Sappi solo questo: sii forte, abbi fede e volontà, non ti lasciare abbattere; so che è facile dirlo ma è l'unica cosa che la mia misera umanità sa esprimere. Non posso che porgerti i miei più sentiti auguri e pregare Dio che ti protegga e ti porti presto a riabbracciare il mondo e i tuoi amici fuori da una stanza triste di ospedale. Ciao.
Un compagno di classe
Milano, 24 ottobre 1990

Ciao Ea!
Visto che venirti a trovare è così difficile allora ... perché non scriverti una lettera??! E così eccomi qua, nella pausa del pranzo (sono le 13,30) a spremermi le meningi per raccontarti un po' quello che sta accadendo in questo periodo. Forse ti chiederai il perché sto scrivendo proprio a te ... Ebbene, probabilmente perché sei stato (e lo sei tuttora) uno dei segni più grandi della Sua presenza. Non so se ti ricordi ancora quell'episodio successo ben 4 anni fa, davanti ai "Cigni", quando io stavo con quella compagnia di "scapestrati" e tu, molto semplicemente, mi hai presa da parte e mi hai detto: "Manu, se questa gente ti dà più della nostra Compagnia allora dimmelo, che vengo con te ... Ma se non è così, perché ci stai?! ..." E probabilmente non ti ricorderai che subito dopo mi è caduto il sacchetto della spesa che avevo fra le mani, ma sinceramente non mi importava niente (anche se avevo rotto la bottiglietta della salsa rubra!!) perché da quel momento in poi ho iniziato a capire... E per dirti la verità, per tutto questo tempo ho sempre avuto un po' di soggezione sia nel parlarti che nel vederti perché ero consapevole della grandezza che c'era nel tuo cuore... Stupida? Forse, non lo so, ma credimi se ti dico che provo per te l'affetto che si prova verso quelle persone dalle quali si impara sempre tanto. Non so, per farti un esempio, l'affetto che noi tutti avevamo ed abbiamo per don Pietro ... Ecco, proprio così ... Ora capisci quello che voglio dire? Anche adesso, nella tua sofferenza, sei un grande maestro per noi tutti e di questo ti ringrazio ... Ed il segno più evidente che quello che sto dicendo è vero, non solo per me, è che tutti, ma proprio tutti, stanno pregando incessantemente per te e per quello che stai passando ora... Va beh, adesso devo proprio andare perché la pausa è finita, però sono dispiaciuta di una cosa: di non essere stata capace di trasmetterti tutto quello che il mio cuore sente ... Vuol dire che ti scriverò ancora! (sempre che ti faccia piacere!). Un grosso bacione! Con affetto e soprattutto in comunione,
Manuela
P.S. (Un salutone grande grande anche dalla mia dolce metà!!)
Milano, 20 novembre 1990

Carissimo Andrea,
per fortuna esistono gli amici per ricordare a questo mio cuore cattivo e pieno di sonno che domani è il tuo onomastico! I nomi dei santi sul calendario ci ricordano che ogni giorno è speciale, ogni istante, ogni situazione: perché di ogni singolo istante l'artefice è Cristo. Cosa dirti di me? Una cosa sola. La meraviglia, la bellezza della nostra vita. Ma dentro la nostra gioia c'è un Dio dal volto serio, quasi scuro. Quando penso a te e ad altri cari amici che soffrono, è come se un campanello di allarme si mettesse a suonare. Dio ha fretta, una fretta terribile di diventare tutto per noi, di farci Suoi. Perciò sempre più dobbiamo essere crocifissi, inchiodati ai segni che ci dà. La tua è una profezia per tutti noi. Ma per noi deve essere esattamente come per te: come tu, ogni giorno, obbedisci a Cristo dentro il male che ti ha dato, così le mie cose quotidiane (famiglia, scuola, amici, ecc.) devono essere per me come quel male: da accettare e portare, come Maria portò Gesù in grembo. Con la differenza che oggi ci è rimasto solo il dolore, credo, perché la presenza di Cristo possa entrare nella nostra carne e coincidere con la nostra persona, e renderci felici. Perdonami se ho fatto il filosofo: del resto, sono il tuo prof. di filosofia. Ma il fatto che il tuo dolore sia alla base della nostra gioia è il fatto più grande, lo spettacolo più grande cui umanamente si possa assistere. Prega per me e per noi tutti: Cristina, Giulia e Giacomo, che non hanno mai smesso di pregare per te, ti abbracciano. Anch'io ti abbraccio forte, tuo,
Luca D.
29 novembre 1990

In questa incessante preghiera siamo uniti a te, ai tuoi genitori e ai tuoi fratelli più che se ci vedessimo continuamente...
Enrica

E tornata a casa quella sera, dopo aver cercato le "convenzioni" della Card per noi studenti (ricordi!), guardarmi allo specchio e dire: "Io non voglio per la mia vita nulla di meno di quello che Andrea ha per la sua".
Nicoletta

Ciao carissimo Andrea,
ti volevo solo dire che ci sei sempre, in tutte le cose che faccio...
Monica

Voglio esserti vicino perché sono certo che stai vivendo con una grande consapevolezza di appartenere a Dio. Questo è come un ringraziamento che ti faccio, e ti auguro di continuare con questa ... consapevolezza!
Marco

Penso proprio che tu non mi conosca ... Io ti ho scritto perché la tua situazione entra a far parte, in ogni istante, della mia vita...
Elisabetta

Mi riesce difficile spiegarti quanto stiamo camminando insieme, tu, io, la mia famiglia e i nostri amici, i nostri compagni... È proprio adesso che capisco meglio che siamo e dobbiamo essere una cosa sola, avere gli stessi sentimenti, il medesimo dolore e la medesima gioia... Ti voglio bene,
Francesco

...Proprio in questi giorni, stando in tua compagnia riflettevo ... quanta vita e quanta guarigione stia fluendo attraverso la tua persona, quanta immortalità. Se è vero che sei stato scelto come primizia per quest'opera di salvezza, e che il Signore ha voluto tanto imperiosamente essere presente in te da farci dire: "Andrea, ecco la dimora di Dio con gli uomini", credo che ciò voglia anche indicarci, togliendoci dalla meschinità e dalla distrazione, che ognuno di noi va guardato come tale, come luogo della presenza del Signore. È per la durezza del nostro cuore che non ci basta guardarci gli uni gli altri, occorre sempre un sacrificio, che qualcuno si offra totalmente per rendere trasparente e splendente la presenza di Cristo.
Laura
4 novembre '90

"... Risvegliate nel cuore l'attesa, per attendere il re della gloria..." Siamo con te in attesa, in circostanze diverse, ma della stessa Persona.
(ventitre firme di amici di scuola)
29 novembre '90

Omelia di Don Giussani nella festa di S. Andrea

30 novembre 1990
"Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare poiché erano pescatori. E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, rassettavano le reti, e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca, lo seguirono". (Mt. 4, 18-22)
È facile immaginare che per Andrea il ricordo di quell'accaduto dominò la coscienza della sua vita. Non poté pensare ad altro e questo lo ha reso così diverso da tutta la gente. Si usa un termine per indicare questo tipo di uomini che non possono far altro che pensare a ciò che è accaduto in tutto quel che fanno (anche se restano pescatori e lavorano come tutti gli altri): santo. Ma perché a loro accade ciò? Affinché dal loro volto - dal volto di tutti coloro che furono chiamati come Andrea - fisso nella memoria di quello che era accaduto, il mondo e gli altri si accorgessero di una diversità attraverso cui era veicolato qualcosa di impensato e di inimmaginato, eppur desiderato con tutto il proprio essere: una salvezza. Chiunque avrà invocato quel nome, la sostanza della memoria di quell'accaduto, sarà salvo. È per una missione che Andrea Lo ha incontrato, la missione per cui tutti gli uomini fossero salvi. È solo nel nome di Cristo che l'uomo può essere salvato, che la vita può assumere il suo significato e una coerenza impossibile, miracolosa, che l'uomo può legare ogni azione della giornata, può legare il bene a un'attesa sempre più profonda e coerente e può legare il male a questo bene, renderlo scala, gradino a questo bene.

La vita nuova Giovedì mattina ero andato all'ospedale a Gorgonzola con l'intenzione di leggere ad Andrea una pagina che avevo meditato la mattina precedente e che subito mi era apparsa inverata nella situazione di Andrea: "Il progetto reale del Signore della vita, il progetto del mistero che Cristo ha rivelato, è che la sofferenza è in funzione di qualcosa di più grande, di una perfezione che si chiama gloria futura. Non è perdita di nulla: la morte è per la resurrezione. Nel rapporto con Cristo, nella compagnia con Lui, la resurrezione della carne è gia cominciata, come un'alba che darà luogo alla giornata. Ogni istante ci è dato perché noi abbiamo a sperimentare queste primizie dello spirito. Già ora siamo resi veri, siamo salvati nella speranza. La speranza è la certezza nel futuro che si compie ora, che inizia ad avverarsi oggi."…
Queste parole sono state documentate dalle vicende di questi ultimi giorni, di questi ultimi mesi, di questo ultimo anno e mezzo. La sofferenza è una condizione. L'esito dell'azione di Dio, la scelta che Dio fa, non è mai per una morte ma per una vita, per una pienezza di gioia: è la vita nuova. La vita non ha consistenza perché è lunga, come diceva il Libro della Sapienza, o perché realizziamo i nostri progetti, ma perché il Signore chiama. Andrea è stato docile a questo disegno, ai tocchi che Dio imprimeva alla sua vita e umilmente, nella semplicità, senza fracasso e senza rumore, nel quotidiano, ha seguito questa volontà. Come diceva negli ultimi giorni: "Nel mio stare a letto, nel mio cantare, quanti globuli ho, nel mio non potermi muovere: perché il senso della vita è uno solo: è Cristo e Cristo vince." e questa è la resurrezione che ha cominciato a rivelarsi, proprio come un parto. Una cosa che mi ha colpito moltissimo era la sua attenzione sempre più acuta a tutto ciò che aveva attorno, non come uno che avesse chiuso con la vita, ma come uno che diventava più intenso. Era attento ai particolari di tutte le persone e a chiunque lo andasse a trovare aveva qualcosa da dire, di specifico per lui. Ed erano tante le persone che andavano a visitarlo e nessuna che uscisse. Senza esserne edificata. Perché quanto più sembrava che la morte prendesse possesso del suo corpo e della sua vita, tanto più si vedeva che stava già sorgendo la vita nuova, che era già in atto la resurrezione: era già visibile dalla luminosità dello sguardo, sempre più pacificato e più sereno, dall'essenzialità del suo parlare, dalla profondità di quello che diceva. Diceva poche parole, quasi buttate lì per caso, ma chi le ascoltava non poteva dimenticarle. E mentre l'apparenza del suo umano andava disfacendosi, consumata dal male, la verità della sua personalità trasfigurava dalla carnalità e dalla fisicità del suo essere, dalla sua parola, dal suo atteggiarsi: era l'inizio della resurrezione. E l'inizio della resurrezione è questo popolo che è qui: il mondo nuovo è questo, è la speranza di questi volti, di questi fratelli, di questi amici, che la fede fa emergere come una novità di popolo. Cristo incomincia il suo trionfo da qui. È una umanità nuova che scaturisce, che brilla, che comincia ad apparire magari come un albore, ma già nella verità.
dall'omelia di don Gianni al funerale, 01/12/90

Omelia della Messa celebrata da don Giussani in suffragio di Andrea Mandelli

30 gennaio 1991
Ringrazio don Giorgio che mi dà la possibilità di esprimere la profonda amicizia che ho con i genitori di Andrea e l'interesse al bene di ognuno di voi, il desiderio che ognuno di voi abbia a vivere un po' di quella esperienza che ha reso così nobile Andrea, la vita di Andrea tra di noi. Perché tu, Andrea, sei vissuto con noi, sei stato nostro compagno, hai cantato, parlato, camminato, studiato: eri uno di noi, ma sei stato diverso da noi. È apparso soprattutto alla fine, ma sei stato diverso da noi, e per un pezzo abbiamo potuto accorgercene. Perché diverso da noi? Perché tu hai accettato di riconoscere, di riconoscere Dio e di riconoscere Cristo, di riconoscere che tutto viene da loro. Così in te si sono veramente incarnate le viscere di tua madre quando, di fronte alla tua morte, appena tu sei morto, ha invitato gli astanti a dire l'Angelus: "L'Angelo del Signore portò l'annuncio a Maria". La nostra vita è qualcosa che ci è dato, un messaggio che ci è richiesto di eseguire. Tu lo hai riconosciuto, hai accettato di riconoscerlo: sei stato intelligente. l'intelligenza tua che, innanzitutto, ti ha reso diverso da un certo clima, e non sto parlando di quell'intelligenza che si può vedere a scuola o nello studio, ma dell'intelligenza della vita. Tu sei stato fra noi l'esempio di una intelligenza della vita. Nella vita infatti non avrebbe senso niente, sarebbe ingiusto che una donna facesse nascere un essere umano, se non fosse per quello che Dio ha preparato e, attraverso Cristo, ha comunicato e richiesto. Tu hai accettato di riconoscere, sei stato intelligente fra di noi e ora lo vediamo sempre più. Ma la fine dell'Angelus dice: "Avvenga di me secondo la tua parola". "Tutto è deciso", hai detto ad un certo momento. "Avvenga di me secondo la tua parola": questo è amore. Hai amato Dio, hai amato Cristo, hai amato la volontà dei Mistero. Per questo è commovente il pensiero che abbiamo di te, sarà sempre più commovente quanto più diventeremo maturi. Ti ho chiamato per nome e ti dico "Tu, Andrea"; ti dico "Tu, Andrea, adesso che vivi incomparabilmente più di prima, che sei fra noi molto più intelligentemente di prima, molto più amorosamente di prima, perché partecipi direttamente alla sorgente della vita e dell'essere, aiutaci ad essere sempre più come te". Perché io ed ognuno di noi possiamo essere come lui, dobbiamo essere come lui.

Dalle lettere di amici ai familiari di Andrea

Caro amico,
a qualche giorno dalla perdita di suo figlio, sento il bisogno di esprimere tutta la mia partecipazione a un così grande dolore. Anch'io mi sono chiesto il perché. E tutte le risposte erano nelle preghiere che sono state recitate. In più Andrea ha fatto una cosa straordinaria: è riuscito a fermare per qualche ora il mondo. Eravamo tutti lì, dimentichi delle nostre beghe, dei soldi, dei nostri problemi per aiutarlo a salire velocemente in Cielo. E ce l'abbiamo messa tutta, mi creda, e così Andrea ha compiuto anche il miracolo di cavarci la poca fede che ancora c'era rimasta dentro. Allora finalmente ho capito. In realtà, era lui che ci trascinava verso il Cielo e riannodava il filo che molti di noi avevamo troncato. Con il suo sacrificio, purtroppo, lo sentivamo lì, potentemente presente, che ci chiedeva di poter aiutare noi. Io gli ho affidato un mio grosso problema personale, e l'ho affidato nelle mani più giuste. Ora tantissime persone non si chiederanno più perché. Grazie ad Andrea, e a Voi che siete stati strumento di questo dono di Dio.Con tantissimo affetto,
Umberto S.

Carissimo Dott. Mandelli,
è da quando ho ricevuto il fascicolo che lei mi ha mandato che leggo e rileggo (e ho fatto leggere a casa) le parole scritte da suo Figlio ed ogni volta ne provo una forte profonda emozione. Sono parole straordinarie che fanno trasparire l'intima sua comunione con l'Altissimo e questo è grande, meraviglioso, unico! Andrea non è più di questo mondo ed è sconvolgente vederlo in quelle fotografie intento a far del bene a chi ne ha tanto bisogno; ma ora continua a farne ed è una grande consolazione il solo pensarlo. Io, nella mia miserabile dimensione umana di padre, ho sempre pensato che ai nostri ragazzi non dovrebbe MAI accadere qualcosa di male ... Quando infatti mi è capitato di assistere impotente al dolore inconsolabile di genitori che avevano perso quell'inestimabile valore che è rappresentato da un Figlio, mi sono sentito disperato come loro e ho continuato a pensare che sarebbe stato tanto meglio piangere per "un poco" un genitore piuttosto che piangere per "tutta una vita" quel Figlio! E invece no ... il Signore le cose le fa sempre in modo perfetto e le parole di Andrea ne sono una prova talmente luminosa e stupefacente da convincere che non poteva essere altro che come è stato. Straordinario Andrea! Mi rammarico di non aver avuto il privilegio di conoscerlo su questa terra, ma oggi - nella luce in cui si trova e che lui aveva visto bene prima di lasciarci - con le sue parole mi sta dando dei motivi di riflessione e di consolazione davvero esaltanti! Straordinario Andrea! Le sono, vi siamo tanto vicini ... caro, carissimo Dottor Mandelli, cara, carissima Signora Mandelli, mentre scrivo mi sento fortemente commosso, ma nello stesso tempo colpito da un sentimento di pace, di serenità, di intima certezza che da lassù - questo straordinario Figlio - continuerà a fare tanto e poi tanto per tutti, me compreso, cui ha già fatto MOLTO ... ! Vi abbraccio forte con tutto il mio più profondo affetto,
Daniele M.
Milano, 10 gennaio 1991
Carissimi,
sabato scorso eravamo anche noi presenti alla Messa celebrata per il vostro Andrea. Avremmo voluto salutarvi e fermarci qualche istante con voi, ma non ci è stato possibile. D'altro canto non ce ne rammarichiamo. Ciò a cui abbiamo assistito ci ha riempiti di una tale commozione e, osiamo dirlo, di una tale gioia spirituale, che è forse preferibile lasciare a un altro momento l'incontrarci e il parlarne. In breve, vogliamo però dirvi che ci sembrava di aver vissuto uno svelarsi improvviso di realtà e di verità che, nonostante una lunga consuetudine di formazione e di fede, non avevamo mai colto in modo così vivo e profondo. Vi diciamo il nostro grazie più sentito, unito a un desiderio vivissimo di rivedervi, nel segno di un'amicizia che mai come ora ci è sembrata così preziosa e arricchente. Grazie a voi, al vostro, e nostro, carissimo Andrea, e arrivederci al più presto.Un affettuoso abbraccio,
Pino, Maria Luisa, Mario
Milano, 3 dicembre 1990
Cara mamma di Andrea,
sono la mamma di Licia, una ragazza che frequenta il liceo "G. B. Vico" e che, sabato, ha voluto dare l'estremo saluto terreno a tuo figlio. È tornata a casa come trasformata: mi ha parlato di Andrea, della sua famiglia, di te, delle parole del sacerdote e di ciò che aveva capito nell'assistere a quella cerimonia. Aveva le lacrime agli occhi, ma anche una luce che l'animava interiormente. Devo dirti che io mi sono riavvicinata a Dio tramite mia figlia che frequenta l'oratorio e che sto iniziando un cammino di fede con tante difficoltà. La fede di tuo figlio e la tua mi hanno folgorato attraverso le parole di mia figlia: per questo voglio ringraziare te ed Andrea, ma non trovo nemmeno le parole adatte per esprimere ciò che provo: grazie di esistere, grazie di averci fatto capire il valore della vita e il vero significato della morte. Sono certa che la sofferenza e la morte di Andrea riusciranno a rivelare la Verità a tanti giovani e ad altrettanti genitori. Sono certa che Andrea mi aiuterà a trovare la strada giusta ed a te, incredibile madre, chiedo di ricordarmi nelle tue preghiere. Grazie. Ti voglio bene,
mamma di Licia
San Maurizio al Lambro, 3 dicembre 1990

Gli amici ricordano


Tutte le volte che ho incontrato Andrea ho sempre avuto la sensazione - nettissima - di un abbandonarsi nelle mani di un Altro, con la certezza che in questo abbandono tutto acquistava spessore e consistenza. Voglio dire che ho sempre avuto la percezione di uno sguardo "che vedeva l'invisibile", nel senso di una concretezza a cui nulla sfuggiva. Ecco, lo sguardo alla concretezza, all'oggi, al qui e ora, a te, che eri lì, davanti a lui, con la tua storia, il tuo volto, la tua domanda. Per me l'andarlo a trovare a casa e soprattutto in ospedale, ha spesso avuto il sapore di un incontro affascinante (sentivo il cuore che mi diceva "mettiti in ginocchio", per l'evidenza di un miracolo, di una Presenza trasfigurante), incontro in cui nulla più era particolare (sia che parlasse della studenti-card, che stavamo realizzando anche a Monza - "vi raccomando, sul volantino segnate bene i giorni in cui siete presenti, se no la gente che vi cerca, se non vi trova, si disaffeziona a ciò che proponete" - sia che gli raccontassi le vicende della scuola e della comunità). Nulla era particolare perché ciò che definisce la persona non è ciò che fa ma colui a cui appartiene. Ai ragazzi che si preparavano alla Cresima, Andrea aveva detto: "L'importante è capire che l'amicizia vera ci chiama a volte a rinunciare al nostro progetto. Il Signore ci chiama in ogni momento e tocca a ciascuno di noi dirgli di sì. Se uno lascia che il suo progetto venga cambiato da Dio, è più contento".
"Lo Spirito Santo non è l'accadere di un "miracolo", ma per me è stato restare legato a una compagnia con dei volti precisi. Questo dà significato nuovo al dolore, alla fatica, alla malattia…Vi prego date credito al fatto che Cristo cambia la vita! Chi resta "dentro", anche se ha capito pochissimo, impara e cresce moltissimo."
Mi sembra che la cosa più vera e grande che ci ha testimoniato è che lo stare dentro una compagnia concreta (don Pietro diceva "che stringe i fianchi") abbia generato una capacità di amare la vita e il disegno di Dio in modo vero e lieto, creatore di vita e di gusto (ricordo sempre come, una volta, mi disse: "Chiedimi ciò che vuoi, fammi fare tutto, ma non chiedermi di studiare". - Nella fedeltà alla compagnia incontrata anche lo studio era diventato per lui non più una faticosa obiezione od obbedienza per "dovere", ma una esperienza vissuta intensamente). Ma mi pare che la cosa più bella sia proprio questa fedeltà alla Compagnia, in una domanda tenace e insistente.
Scriveva: "Chiedo al Signore di prendermi finché ho questa certezza." Mi pare la consegna più grande, perché dice la libertà nel donarsi, la libertà di donare la vita qui e ora, senza calcolo, perché, qui e ora, sa che il Signore, presente, lo ama e lo chiama. La vita si compie nell'oggi, nell'istante: ecco il segreto di Andrea. Non il progetto di un dono, ma un dono per come mi è chiesto oggi, per come l'ho capito ora.
Guardando Andrea ho spesso chiesto al Signore di rendermi capace di dire quel sì che solo fa grande la vita. E l'averlo visto dire fino alla fine "Va bene, andiamo" e "O. K.", è forse la grazia più grande che il Signore mi ha fatto, e ci ha fatto. Quel Signore "che mi ama, e io non ne sono capace", come ha detto nelle sue ultime parole coscienti. Andrea, prega per noi.
Don Gabriele
29 novembre '91

La morte di un amico solitamente desta una disperazione momentanea, poi il tempo attutisce il colpo e non ci si ricorda più. Sto chiedendo al Signore che questa ferita non si rimargini più, perché mi rende più chiaro ciò per cui la vita "vale, consiste, dura", ciò che la vita è. È con la morte e rinascita di Andrea che persone distratte come me sono aiutate, quasi costrette a vivere.
Marina

Questa capacità, questo amore, questa attenzione è un miracolo. Andrea ha accettato di dipendere, fino in fondo, e questo ha reso possibile il miracolo. Dopo la sua morte, mi sono detto: "Ho chiesto per due anni che Andrea guarisse, ma Dio non ha voluto fare il miracolo". Ebbene: non è vero. Il miracolo c'è stato lì, in quel sacrificio: se Andrea fosse guarito, il miracolo non sarebbe stato così grande come, invece, è stato. Nessun uomo può, con le sue forze, vivere come ha vissuto Andrea.
Luca

Oggi solo le persone che avevano capito e gli volevano davvero bene non piangevano; mia cugina infatti è rimasta talmente stupita nel vedere i volti dei genitori e dei fratelli al cimitero che è corsa subito a telefonarmi per conoscere il motivo della mia assenza e capire il perché della loro serenità.
Anita
È stato proprio dalla testimonianza di Andrea che ho riscoperto la gratuità, che sulle mie labbra è tornata la parola "Grazie!"; quando nuovamente ho gridato il mio sì totale, ogni difficoltà, ogni obiezione ha perso la sua ragione d'essere.
Mario
Noi abbiamo sentito parlare molto di Andrea dalla nostra maestra. Abbiamo pregato molto per lui e continueremo a farlo perché abbiamo capito che era un ragazzo speciale, perché dava gioia e coraggio a tutti, perché aveva molta fiducia in Dio. Lui soffriva, ma accettava il dolore perché aveva capito che Gesù lo amava molto e che aveva bisogno di lui.
Alunni di una scuola di Redecesio

Mi accorgo che accade e che sta accadendo il miracolo della morte di Andrea. La sera stessa della morte di Andrea, mi era venuta in mente la straordinarietà di ciò che il Signore gli chiedeva: la vita. Ci riflettevo, facevo fatica a capire ... Poi quella sera Andrea ha detto un sì semplicissimo a quella Presenza che cambia la vita: "o.k., va bene, andiamo", che mi riempie di gioia tuttora.
Pietro

Esattamente un anno fa ho incontrato Andrea all'ospedale per l'ultima volta. Era il 13 novembre. In quell'ultimo incontro Andrea mi aveva detto che lo dimettevano, ma io non avevo capito che era per l'ultima volta. Ancora adesso penso al dolore che lui provava nel dire addio ai suoi amici.
Marina

Io, nonostante ci potessimo vedere poco, non ho mai sperimentato un'amicizia così forte e così radicale come quella che avevo con Andrea: con lui i nostri limiti non erano qualche cosa da evitare, ma un'occasione per accoglierci ancora di più; tra di noi non c'era niente di superfluo, perché tutto ci chiamava alla salvezza.
...Il pomeriggio dopo il funerale sono andato a prendere il metrò e mi è successa una cosa che misorpreso: sono colto da una gioia così profonda, commossa e nello stesso tempo discreta come non mi era mai successo e avevo l'impressione di aver passato una stupenda giornata con Andrea.
Simone
14 nov. 91

Lettera dei genitori di Andrea agli amici

"Carissimi, ringrazio il mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi", dice S. Paolo, e anche noi vogliamo esprimere così la nostra gratitudine, altrimenti inesprimibile, a tutti voi. Ad un anno dalla morte di Andrea ci è sempre più chiaro che ci è stata data una grazia grande ed immeritata, veramente sproporzionata a noi. Un segno da guardare con occhi nuovi tutti i giorni e dal quale lasciarci commuovere. Questa grazia è la vita del nostro Andrea e della Chiesa tutta e del Movimento dentro cui Andrea ha potuto riconoscere la presenza chiara dei Signore e dirgli il suo "sì". Il miracolo cui noi assistiamo è che il Signore si serve anche del nostro ragazzo per dilatare la sua Chiesa nel mondo. È veramente un miracolo grande! Andrea, dalla sua fotografia ci guarda da mezzo mondo. È con Don Patrick in Uganda, col nostro amico Pigi Bernareggi in Brasile, in Polonia e Czestochowa in particolare, e arriverà forse a Novosibirsk con Padre Pavel. Il suo bene per noi traspare dal cuore di tanti amici che prima non ci conoscevano, nei quali lui si è come annidato. Più passa il tempo e più i legami nati attraverso Andrea diventano profondi e veri. Il Signore ha moltiplicato l'Andrea, e lo moltiplica e lo fa fruttificare in una maniera misteriosa, ma nello stesso tempo chiara e bellissima. Oggi in particolare, in quest'inizio d'Avvento, affidiamo al Signore il nostro desiderio rinnovato di stare con semplicità e fedeltà dentro il Suo corpo che è la Chiesa e di vivere con gratitudine e affezione sempre più grande l'uno per il destino dell'altro. Chiediamo al Signore di vivere con verità l'esperienza dei Movimento dove dice Andrea - "non è tanto importante quanto uno ha fatto, ma quanto ha atteso. E si può essere felici, non perché si è diventati bravi, ma perché si può dire Tu a Cristo, qui e ora". Allora ringraziamo tutti insieme! Ringraziate con noi il Signore di tutto.
La mamma e il babbo di Andrea
29 novembre 1991

La storia che continua...

"Il punto di forza del cristianesimo consiste proprio nel non negare nulla, ma nell'affermazione, nell'ampiezza, nella pienezza d'orizzonte che afferma tutto" (Padre Alexander Men). Andrea, semplicemente e miracolosamente ce lo ha mostrato, l'ha vissuto tra di noi. La sua morte è stata il segno che in Cristo anch'essa può non essere censurata, che anche la morte può essere amata. Andrea è semplicemente stato alla realtà, l'ha amata nella sua totalità, nel sacrificio e nel dolore come nella gioia: "quel che conta accade". Questa è la santità di Andrea, la santità a cui tutti siamo chiamati e che è possibile per ciascuno di noi. In Cristo, ogni cosa della vita, anche la più misera, diventa piena di valore, diventa vivibile, bella: questo è possibile, per me, oggi. Anche se la mia adesione è un millesimo di quella di Andrea, anche se me ne ricordo tre volte in un giorno, io, in questo istante, sono contento perché Cristo è presente qui, tra di noi, nella Chiesa. E la memoria di Andrea mi aiuta a ricordarlo e a imparare, piano piano, ad amare miracolosamente le persone e le cose.
Stefano
22.XI.1991

Carissima Sofia,
l'altro giorno ho litigato con Pietro e nei giorni seguenti ho pensato che in quel momento era venuto a mancare qualcosa fra noi. Ma da soli non riuscivamo a trovare una soluzione. Poi oggi mi dà la notizia di essere stato invitato in Diaconia. Anch'io avevo qualcosa da dirgli: "Domani è il compleanno di Andrea, ricordati!" Così mi è venuto da ripensare alla sua storia, alla mia e subito ho riconosciuto una storia di misericordia del Signore verso di me. E questa pur essendo iniziata prima, ha avuto il suo nuovo inizio - veramente forse per la prima volta così consapevole - con Andrea. L'amicizia con Andrea è stata ed è ancora, per me, l'incontro con la persona di Cristo, Cristo che ama e abbraccia proprio la mia vita, la mia ora. Il primo anno di università è stato molto difficile dal punto di vista dei rapporti, dell'appartenenza alla comunità, della mia personalità. Ma ciò che mi ha permesso sempre di non andarmene, di continuare anche solo per forza di ragione (perché sapevo che lì era la vita) è stato il "centuplo quaggiù" che ho sperimentato con Andrea, che ho vissuto insieme a lui. Mi sento sempre incapace di esprimere questo con delle parole che trovo insufficienti. Ma volevo ringraziare te e la tua famiglia, perché siete la presenza fisica di Andrea oggi e dunque il richiamo e l'evidenza della verità della mia vita. Grazie! Con tanto affetto
Sara
2.02.1993

29.11.1994 Kampala
Carissima Sofia,
è ormai sera e, come ogni sera africana, fuori è tutto un "cri-cri" di grilli. È stata una giornata cupa oggi: ha piovuto quasi tutto il giorno e, se non fosse stato per il caldo, il cielo sembrava proprio uno dei nostri "cieli da neve"! ma per me oggi è stata una giornata particolarmente piena della compagnia del tuo Andrea, del nostro Andrea. Son già 4 anni che ci guarda da lassù, ma il suo volto è proprio amico dentro lo scorrere del tempo e quando lo rammento, inevitabilmente mi ritrovo a dire con lui quell' "ok, va bene, andiamo" che sono state le sue ultime parole e che, per me, segnano, nelle varie circostanze, il momento della ripresa, della rinnovata disponibilità di fronte alla libertà di Cristo che mi interpella. Così, anche qui in Uganda, l'esempio intelligente di Andrea che ha capito così in fretta che tutto nella vita si gioca nel riconoscere Uno presente che ci ama, mi sollecita continuamente a ricordare che la missione non è che non opporre resistenza a Dio che cerca la Sua strada in noi, non è che il lasciarsi cambiare qui ed ora da Lui, attraverso il modo che Egli sceglie e che è la concretezza della vocazione, affinché il mondo veda. Andrea ha vissuto queste cose, ed è stato missionario, come tu sai molto meglio di me. Ed io chiedo anche a lui di domandare a Gesù che doni a me, a Rose, a Claudia, a Gloria e a ciascuno (...) del Movimento, la coscienza che il tempo ci è dato per testimoniare che proprio Gesù è ciò di cui tutto è costituito e che solo per questo la vita, con tutte le prove di cui è fatta, non è tragedia, ma dialogo con Chi in ogni istante ci chiama alla bellezza, alla verità, alla felicità. Ringrazio te e Antonio e, attraverso voi, tutta la vostra famiglia per aver custodito e cresciuto Andrea per gli anni in cui Gesù ce lo ha lasciato. E vi assicuro ancora che siete tra le presenze più care che accompagnano le mie giornate e rendono più facile e più dovuta la mia offerta. Un abbraccio grosso insieme a un augurio di buon Natale e alla speranza di ricevere (quando è possibile) due righe!
Rita
4.10.1996 Pineto

Carissimi Signori Mandelli,
il mio cammino è sempre seguito da una bellissima Mamma che mi indica giorno per giorno lo "spessore" diverso con cui fare le cose. Questa Mamma è composta da tanti volti, tanti incontri, tanti rapporti… quello con voi è decisamente il più bello che io abbia avuto la grazia di ricevere. Per più bello intendo dire più significativo. Sono in Abruzzo e sto curando il mio nonno materno, ormai terminale. La coscienza, acquisita in questi due anni, di cosa sia la vita e soprattutto la testimonianza di Andrea, mi hanno portato ad avere una coscienza diversa rispetto a ciò che sta accadendo al nonno. Circondata da persone che si rifiutano di accettare il dolore, la fatica, lo spegnersi coscientemente giorno per giorno, so che, al contrario, al nonno sta accadendo qualcosa di straordinario: per la prima volta si trova di fronte al "suo essere" ed alla realtà che lo obbligano a riflettere sul significato del tutto. E così, nonostante una vita caratterizzata, sì, dall'amore per la famiglia, ma determinata molte volte dalla ricerca di piaceri momentanei, il nonno si commuove sempre: è diventato finalmente cosciente del miracolo dell'esistenza. Ed il cammino di questi anni (sono così grata di poterlo dire!) è tutto inscritto nel sorriso diverso che ha nei miei confronti: avverte sulla pelle che il mio modo di condividere ciò che gli sta accadendo è diverso: e non gli mancano le persone che gli rivolgono mille attenzioni! E così scopri sempre di più che Cristo è la realtà, è il significato di tutto e che… non c'è davvero nulla di relativo. Leggo sempre le lettere che mi avete dato (verrò al più presto a restituirvele), Andrea mi fa rinascere ogni giorno. Grazie! È meraviglioso svegliarsi al mattino e sapere cosa sei al mondo a fare. Un abbraccio a tutti voi,
Nora
4.10.1996

Carissima Signora Sofia,
le scrivo queste poche righe per ringraziarla e dirle quanto sia evidente che una persona che, come me, abbia incontrato il vostro Andrea, anche se non fisicamente, non può più veramente essere come prima. Semplicemente non può. Questa mattina appena ho aperto gli occhi mi siete venuti in mente, lei, suo marito e i vostri figli. E anche oggi dominava il ricordo di voi ed ero felice. Grazie a voi, quel desiderio di bello, di buono e di vero che anni fa è stato ridestato in me, è come se avesse una maggior certezza di poter essere compiuto. Posso dire così perché ieri sera ho proprio visto una realtà bella, buona e vera. Ogni volta è veramente un riaccadere e un rinascere. È un poter rendere sempre più vero quello che si è incontrato. E così la domanda si fa inevitabilmente più alta proprio perché vede che la risposta è possibile, c'è! Chiedo allora che il mio "sì" , ancora così timido, venga pronunciato sempre di più con quel senso di appartenenza che voi e Andrea mi state insegnando. Come le ho detto, la morte di mio papà è coincisa con la mia conversione e ringrazio il buon Dio di tutto questo. La fatica, però, non è tolta. Non lo nascondo, mi manca molto anche se spesso è più presente di prima. Fortunatamente alla fine prevale la speranza che nulla è perduto, anzi! Ultimamente, ho affrontato molto, con i miei amici, questo tema, mossa dal desiderio che ho di essere felice, adesso. Paradossalmente, ieri sera, senza tanti discorsi, mi avete testimoniato la verità della frase di don Giussani che dice che "la speranza è una certezza nel futuro in forza di una realtà presente". È veramente un cammino nel quale sono con i miei amici e adesso anche con voi. Con affetto e nella speranza di rivedervi presto.
Bianca
6.2.1997

QUELLO CHE CONTA ACCADE...