ENZO PICCININI

Il grano maturo e il piccolo seme (di laura Cioni)
La vicenda di Anna Vercors ne L'Annunzio a Maria illumina i fatti grandi e dolorosi che hanno colpito tutto il movimento. Anche oggi è il padre che indica il punto a cui guardare Nella notte del 25 maggio Alberto, Giancarlo e Giorgio tornano in Italia dopo la presentazione del secondo libro del PerCorso all'Onu. Quella stessa notte un altro ritorno, dolorosissimo: quello di Enzo, sull'autostrada del sole, sulla via di casa, il suo destino compiuto. È come un grande campo biondeggiante di grano maturo e il piccolo seme che solo Dio vede morire nel solco della terra.
"Loda il tuo Dio, terra benedetta, nelle lagrime e nell'oscurità! Per l'uomo il frutto, ma il fiore è di Dio e l'odore buono di tutto ciò che germoglia".
Il frutto è l'affermarsi glorioso, anche davanti agli uomini, di una lunga vita di amore a Cristo e il fiore viene colto dalla forza di un Mistero che tutto conduce verso la vera casa.
Così, ancora una volta, la nostra Fraternità si riscopre più unita, più certa di alcune poche grandi cose, nell'esultanza di una riuscita e nella commozione di un grave dolore.
A volte la voce dei poeti si fa eco o profezia dell'inesorabilità dei fatti con cui il Mistero lentamente si svela alla nostra attesa.
Ne L'Annunzio a Maria di Claudel, Anna Vercors torna inaspettatamente dalla Terra Santa alla sua dimora di Combernon e vi trova Violaine morta e insieme Giacomo ferito da un dolore che non sa portare, e Pietro di Craon nello splendore dell'abbraccio della sua vocazione. Il padre guarda tutto ciò che la sua terra ha prodotto, nella gioia che precede i lunghi mesi dell'inverno: "O sito veramente benedetto! O Seno della Patria! O terra riconoscente e fecondata! I carri che passano per le strade lasciano un po' di paglia appesa ai rami carichi di frutti".
Quante volte abbiamo esultato e ringraziato dei frutti di umanità nuova nella nostra Fraternità. E come l'annuncio buono e la speranza di un nuovo ricomporsi della famiglia umana e della Chiesa, proprio come allora, nel momento in cui il sacrificio della Pulzella restituisce il re e il papa alla patria e all'universo e viene indetto il Giubileo.
Anna rivive i giorni lontani della bellezza di sua figlia: "Non t'ho perduta,Violaine! Bella sei, piccola mia! Bella la fidanzata il giorno delle nozze quando al padre si mostra nella magnifica veste, con deliziosa confusione. Vai innanzi, Violaine, bambina mia; io ti seguirò".
Quante volte abbiamo rievocato con questi e altri amici gli anni dell'università, ed ecco, il primo di noi ci ha preceduti. "Benedetta sia la morte nella quale tutte le domande del Pater si compiono": è ancora il padre che ci indica il punto a cui guardare, nell'accettazione di una pace donata. Quel padre che dice a Dio: "Abbi pietà dell'uomo, Signore, nel momento che sta, finito il suo compito, davanti a te, come un fanciullo di cui si esaminano le mani. Le mie son nette. Finora c'era qualcuno con me. Adesso, la mia donna e la mia figliola partite, sono solo a render grazie davanti alla tavola sparecchiata. Loro son morte, ma io vivo sulla soglia della morte e una gioia inesplicabile è in me".
Chi oggi ci ripete con la sua vita ciò che le parole del poeta hanno suggerito con pudore, ci trovi veramente figli, come Enzo è stato ed è veramente figlio.