OLIVIERO


Oliviero Lo Sterzo (05/08/1957) è morto il 17 Maggio 2000 dopo una lunga e sofferta malattia, lascia la moglie e tre figli. Propongo qui di seguito l’omelia di Don Ennio Lucantoni, parroco della Chiesa di S.Pietro e Paolo a Giulianova Lido, durante il funerale del 19 Maggio 2000:

«Questa parola di Gesù, “ciò che avete ascoltato con le orecchie predicatelo sui tetti”, m’invita a comunicarvi, per la comune edificazione, ciò che Oliviero mi ha confidato in un momento proprio confidenziale, che costituisce per me e per voi un testamento spirituale, una testimonianza della Grazia di Dio, che prepara la Sua creatura all’incontro definitivo: quello della salvezza e della Gloria eterna. Mi diceva così il 24 aprile scorso:

«Sento che i tempi si fanno sempre più stretti, sono sereno; offro tutto per la Comunità cristiana, questa nostra Chiesa con tanti volti, tanti amici, dove sono nato e sono cresciuto. Ripenso a questo tempo della nostra esperienza nel movimento di Comunione e Liberazione, ripenso alle conversioni che non mi sarei aspettato e che sono avvenute. Ringrazio il Signore per i tanti doni: una vita piena, non sciupata, nonostante il peccato, una vita con tanti rapporti, con il dono di una paternità secondo il senso spiegato da don Giussani. Vorrei che anche la vita dei miei figli fosse piena come la mia. Ora li affido alla Comunità, alla Chiesa, a te, perché abbiano una vita piena su questa strada della Fede. Sono grato per questa vita ed ogni giorno in più è un dono, non posso pretendere altro. Ho ricevuto tanti doni: il dono eccezionale di Licia, i figli, la Comunità, tanti amici.Non ho sciupato il tempo, sono sereno, abbandonato nel Signore; gli affido la mia famiglia. Ho lavorato per la festa della Madonna del Porto Salvo, in silenzio. Ho dato quello che ho potuto dare, è una tradizione bella che mi ha molto aiutato a crescere. Di fronte alla vita non ho rimpianti né recriminazioni. Accetto ogni giorno come un dono, anche se c’è il dolore ma ciò che conta è il dono, il dolore è secondario».

Queste parole sono quello che il Signore vuole insegnarci in questo momento per tutta la vita. Noi abbiamo chiesto tante volte il miracolo della guarigione, ogni giorno, insistentemente. Il Signore ha voluto fare un altro miracolo, perché Lui sa quello che giova ad ognuno di noi: il Miracolo della santità, il Miracolo della Gloria umana di Cristo nella vita di Oliviero. E tutto questo serve per la Chiesa, per il mondo, per la nostra conversione. Impariamo a confidare sempre nel Signore. “Non temete” ci ha detto Gesù. Ce lo dice sempre. In ogni incontro ci dice: “Non avere paura, anche i capelli del tuo capo sono contati” perché Lui, il Signore, è tutto. Impariamo ad amare la Chiesa. Nessuna cosa ci potrà mai separare dall’Amore di Cristo. Ora Oliviero è nel cuore di Dio. E’ arrivato, ha raggiunto la meta. Vive la Gioia di Dio, la compagnia dei Santi. Noi lo seguiremo nella Fede e nella gioia. Noi siamo sostenuti dalla sua testimonianza, dalla sua intercessione e, per ciò, lo preghiamo. Lo preghiamo per la sua famiglia. Lo preghiamo per questa Comunità, per i suoi tanti amici; tutti voi che siete qui e che ringrazio per una presenza così numerosa, così accorata, così affettuosa. Vi ringrazio a nome mio e vi ringrazio anche a nome della famiglia di Oliviero. Partecipiamo a questa messa con la profondità di un amore che non è nostro ma è di Dio, quell’amore che si è rivelato a Oliviero e di cui noi abbiamo bisogno ogni momento. Oliviero, amico nostro...sii benedetto...ora e sempre.»
Don Ennio Lucantoni

UN AMICO IN PARADISO

ricordando Oliviero…di Domenico Foglia
Negli ultimi giorni della sua vita, quando il male era giunto al suo stadio finale, chiese di confidarsi con don Ennio. Tra i tanti argomenti, avevano parlato anche della festa del Portosalvo. "Sono felice - gli aveva sospirato Oliviero - di aver dato il mio contributo, lavorando con umiltà e silenzio". Beh, a pensarci bene, mica tanto in silenzio, però. La presenza e l'opera di Oliviero erano di quelle che si facevano sentire. Lui era il più bravo in mezzo a noi nel trovare la battuta giusta, l'intercalare gustoso, la freddura più efficace per animare la compagnia. Era dotato di istintive qualità di improvvisatore, le sue gags esilaranti non le dimenticheremo mai. Gli bastavano un microfono, una situazione, un gruppo e sicuramente con lui c'era da divertirsi. Ora che non c'è più ci mancheranno le sue micidiali trovate umoristiche, semplici e pulite, degne di un consumato artista di cabaret. Oliviero era così: pieno di vita, di serenità, un ragazzo con una fede adulta e stabile, vero esempio di dedizione per la vita della comunità cristiana. Come dimenticarlo quando sul palco, tra una battuta e l'altra, conduceva l'estrazione della tombola, lasciando a volte esterefatti i compassati funzionari della finanza? O quando dalla spiaggia, abbracciato al suo megafono, dirigeva i giochi popolari o il palo della cuccagna?
Un male incurabile ce lo ha portato via la sera del 17 maggio scorso a 43 anni, dopo un anno e mezzo trascorso a lottare tra sofferenze e speranze, ricoveri ospedalieri e cure massicce. Oliviero Lo Sterzo era uno dei ragazzi che oltre venti anni fa a Giulianova incontrarono, anzi si può dire fondarono, il movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione: fu un'adesione semplice ed immediata che negli anni era cresciuta trasformandosi in fede matura e consapevole. Oliviero era un ragazzo di "Leonessa", per indicare la località laziale in cui si svolse la prima vacanza estiva della comunità. All'epoca le gite si facevano ancora "fuori porta": i Prati di Tivo, Passo Lanciano, al massimo Monte Livata: le nostre famiglie non avevano abbastanza soldi per permetterci già le Dolomiti.
Oliviero come noi fu colto dallo stupore dell'incontro con una comunità in cui il perno era rappresentato dai volti degli amici che ti stavano a fianco, in cui l'avvenimento cristiano non era un insieme di regole da rispettare, ma un miracolo da vivere e gustare attraverso gesti e situazioni che ci venivano proposti: la testimonianza nella scuola o nella fabbrica, la caritativa, la recita delle lodi o dei vespri, la festa popolare Oliviero amava le moto anche se non possedette mai una vera motocicletta che non fosse il cinquantino. Ed allora l'unica maniera per dare sfogo a questa passione era la vecchia Aermacchi 125 rossa di Giampaolo: era in quegli anni la moto della comunità. E come non ripensare allora a quella volta in cui la usammo per recarci a Teramo per non ricordo più quale assemblea, volantinaggio o altro ancora? A Nepezzano, sulla strada del ritorno, incontrammo le prime gocce. A San Nicolò la pioggia divenne torrenziale. Arrivammo a Giulianova inzuppati ma felici: anche quel giorno avevamo costruito un pezzetto di Chiesa e, con l'incoscienza dei venti anni, non pensammo minimamente che avevamo rischiato grosso su quell'asfalto viscido. L’altra sua passione era la fotografia. Qui Oliviero diede il meglio di se. Non era un professionista nel vero senso della parola ma grazie ad un serio lavoro di autodidatta era giunto ad un elevato grado di bravura. Ed ogni volta che avevo bisogno di una foto per qualche articolo mi recavo nella sua mansarda di via Buccari dove lui abitava con la sua Licia e i suoi tre splendidi figlioli: lì per ore ed ore rovistavamo nel suo archivio ed alla fine qualcosa veniva sempre fuori: un primo piano, un paesaggio, la diapositiva di un anziano o di un bambino, di un personaggio, di un monumento o di una manifestazione. "Se si vive un'esperienza di felicità, di bellezza, il dolore è ancora più grande". Queste parole lette in un libro di ricordi di questi giorni toccano il nostro cuore. La nostra comunità in questi anni è stata colpita da lutti improvvisi ed inesplicabili. Prima la morte di Ugo, avvenuta nel gennaio del '99 a Bolzano in seguito ad un incidente stradale, ora la perdita di Oliviero. Ugo ed Oliviero: ecco i nostri amici in Paradiso.
Il dolore è più forte, più lancinante quando vengono spezzate vite che contenevano un germe di felicità, di contentezza. Vorremmo che questo dolore così umano non fosse inutile, ma ciò è possibile unicamente nella grazia di Dio, quella grazia che ora i nostri amici vivono nella pienezza. A noi rimane la nostalgia del loro volto e della loro compagnia. Ma ci consola immaginare che forse, dov'è ora, Oliviero starà facendo sorridere gli Angeli.