ALBERT EINSTEIN E IL SUO TEMPO

(a cura di Enrico Gamba)
Einstein nasce nel marzo 1879 e muore nell'aprile 1955, 76 anni pieni di avvenimenti decisivi e drammatici, mai la storia universale ha subito mutamenti così radicali come nell'arco della vita di Einstein.
Da un punto di vista politico: due guerre mondiali, la rivoluzione russa, Hitler, la persecuzione degli Ebrei e la rinascita dopo quasi 2000 dello stato d'israele, l'Europa che perde la sua egemonia per cederla alle due superpotenze USA e URSS.
Da un punto di vista tecnologico invenzioni quali l'automobile, la radio, la televisione, l'aeroplano, la bomba atomica, cambiano repentinamente la vita di centinaia dl milioni di persone. Quando Einstein nasce le onde elettromagnetiche sono una vaga previsione teorica, quando muore le trasmissioni radio e televisive coprono il mondo. I primi sgangherati aeroplani si alzano ai primi del Novecento, quando Einstein muore regolari voli di linea superano gli oceani collegando i continenti. Con le armi nucleari per la prima volta gli uomini possono distruggere Integralmente il pianeta su cui vivono.
L'affermazione dei 76 anni più rivoluzionari della storia - almeno finora - non è quindi un'esagerazione, per tacere poi rivolgimenti altrettanto radicali in settori quali la pittura, la musica, l'architettura, la medicina, la psicologia.
Quasi inutile dire che anche la fisica subisce la stessa sorte. La teoria della relatività - opera pressoché esclusiva di Einstein - e la meccanica quantistica cambiano nozioni fondamentali come quelle di spazio, tempo, materia, energia, universo.
Come ha interagito, come si è mosso uno dei più grandi geni della scienza dl tutti i tempi nello scenario sopra delineato? Rispondere a questa domanda porta a scoprire l'uomo-Einsteiln inserendolo nel vivo e contraddittorio scorrere delle vicende storiche, liberandolo dalle "santificazioni" e dalla aneddotica fioritagli intorno. Einstein infatti non si è limitato ad elaborare teorie, si è inserito a suo modo nelle vicende del tempo e ne è stato a sua volta trascinato partecipando così delle contraddizioni e dei drammi della sua epoca.
Lucidissima la sua percezione del disastri immani che non solo il nazismo, ma tutti i governi totalitari, nazionalisti, militaristi, avrebbero provocato. Ecco allora che un pacifista convinto quale egli era si trova a scrivere due lettere al presidente americano Roosevelt in cui sollecita la costruzione della bomba atomica. La possibilità che fosse Hitler a possedere la bomba provoca questo passo di cui Einstein poi si pente, considerandolo a ragione dramma di tutti gli scienziati oltre che personale.
Ebreo errante al fondo, perché non si sentiva legato a nessun luogo e a nessuna nazione, aderisce al sionismo divenendone acceso sostenitore, ma nello stesso tempo difende la coesistenza tra Arabi ed Ebrei ln Palestina rendendosi sospetto presso gli ebrei. Dopo la guerra arabo-israeliana del 1948-49 accetta l'esistenza dello Stato d'israele, ma nel '52 ne rifiuta la presidenza.
D'altra parte l'ebreo che riusciva a dialogare con gli Arabi non riesce per tutta la vita a riappacificarsi col popolo tedesco da lui ritenuto responsabile del crimini nazisti.
Quanto detto finora può portare ad un'iImmagIne di Einstein come impegnato tribuno dei suoi tempi, eppure Einstein ha sempre difeso la sua distanza rispetto agli accadimenti della storia. Il suo dominante e centrale interesse per la comprensione del mondo fisico già faceva preferire la ricerca e la contemplazione di quelle che chiamava "verità eterne". Si sentiva parte di una cerchia ristretta che diIsdegnava le banali occupazioni quotidiane, la grettezza, la meschinità, la pesantezza della vita materiale per elevarsi alla comprensione di ciò che ha valore perché legge generale della natura o perché patrimonio dell'umanità di tutti i tempi. Da questo punto di vista i suoi interessi per la filosofia e per la musica hanno la stessa origine dell'interesse per la fisica.
Grande il suo senso del mistero, lo stupore perché il miracolo dell'universo è la nostra capacità di comprenderlo, ma altrettanto grande la sua diffidenza verso le religioni "ufficiali", verso il clero, apparati, cerimoniali, non sarà mai un ebreo credente e pratilcante. Il suo Dio è il mistero razionale immanente all'universo. Il "Deus sive natura" di Spinoza, non un Dio personale che ama l'uomo e di cui il destino umano partecipa. Definisce la sua "religiosità cosmica" rifiutando nettamente l'antropomorfismo dei rapporto uomo-Dio.
Similmente dentro la sua professione. Einstein è uno degli iniziatori della fisica quantistica con l'interpretazione della luce come quanti di energia ovvero fotoni. Quando poi il cammino della fisica quantistica porta all'indeterminazione, alla statistica, alla messa in crisi della causalità, Einstein seguito da pochi altri si oppone. "Dio non gioca a dadi", dice, il mondo non può essere governato dal caso. Ciò gli costerà l'isolamento dalla fisica dominante, diventerà un vecchio cocciuto rompiscatole che si oppone alla trionfante fisica quantistica. E il vecchio ostinato passerà gli ultimi 20 anni di vita a cercare una teoria unitaria della fisica, tributo alla divina armonia dell'universo, ma senza riuscirci, compito ancor oggi irrisolto.
Resta da sottolineare la forte differenza tra l'Elnstein della giovinezza e prima maturità e l'Einsteln maturo e vecchio. Quello che normalmente fa testo è l'Einstein vecchio, saggio predicatore in abbigliamento trasandato, biancocrinito santone laico, l'uomo che non portava i calzini (la stampa approfittava delle eccentricità e dei piccoli vezzi einsteiniani per deformare l'immagine di un uomo che conduceva una vita schiva e ritirata e non amava la pubblicità intorno alla sua persona). Ma il giovane Einsteln era un tipo sicuro, consapevole della propria eccezionalità, presuntuoso ed insolente, che lasciava dietro di sé tante simpatie quante antipatie, non certo il paterno, accattivante, ironicamente distaccato "vecchio elefante"- parole sue - della maturità e della vecchiaia.
É questo un elenco delle maggiori contraddizioni in cui molto umanamente si è dibattuto Einstein, segno evidente dei tempi difficili in cui è vissuto, oltre che destino comune degli uomini in quanto tali. Non deve quindi suonare come ingenerosa demolizione e neanche come tentativo di diminuire o ridimensionare il personaggio, la questione è di comprendere ed incontrare la sua statura umana.
Fece male a consigliare a Roosevelt la costruzione della bomba atomica? Il suo pacifismo finì per alimentare il revanscismo tedesco? Cadde nell'errore dl abbandonare il suo acceso antinazionalismo parteggiando per lo Stato d'israele? Fu uno sbaglio sacrificare alla scienza ogni altro interesse - defini i suoi matrimoni "fallimenti clamorosi" -? Fino a 13 anni e contrariamente alle tradizioni familiari era stato religiosissimo, poi aveva abbandonato la fede contrapponendole la conoscenza scientifica. Perché non rimise più in discussione questa scelta? Pur non professando la fede ebraica, rimase comunque influenzato in senso anticristiano negando la possibilità di un incontro personale uomo-Dio? Non sta a noi giudicare, ma è certo che il dramma di queste vicende e di queste scelte rende il cammino della sua vita interessante e prossimo. L'esistenza di ogni uomo, genio o non genio, è quotidianamente alle prese con domande e con scelte analoghe a quelle dl cui sopra.