CRISTIANI E MEZZALUNA

da Tracce N. 2 - febbraio 2000 Sul piazzale sconnesso dirimpetto alla basilica dell'Annunciazione finalmente è tornata un po' di tranquillità: attorno al sepolcro presunto di Shibab Al Din, nipote del Saladino, il presidio non è più vistoso come lo era fino al novembre scorso, sono cessate le adunate di massa per la preghiera musulmana e sospesi gli scioperi di protesta dei cristiani. Ma si tratta solo di una tregua: tempo un anno e la crisi si riaprirà più acuta di prima, non appena i sostenitori del Movimento islamico esigeranno che lo Stato di Israele mantenga la promessa firmata nero su bianco dal ministro della Sicurezza Shlomo Ben Ami, cioè l'inizio dei lavori di edificazione di una grande moschea su di un'area di 700 metri quadrati in faccia alla basilica dell'Annunciazione di Nazareth nel 2001. I cristiani grideranno di nuovo alla provocazione, e la tensione tornerà a salire.
La vicenda della tenda-moschea di Nazareth, innalzata due anni fa da alcuni estremisti islamici a poche decine di metri da una della più importanti chiese della cristianità con la pretesa di farne uno dei più maestosi luoghi di culto dell'islam mondiale, è emblematica dell'attuale condizione dei cristiani in Terrasanta, ridotti a minoranza in via di estinzione e condannati all'espulsione simbolica, prima ancora che materiale, dalla storia e dall'identità della Palestina. I numeri parlano un linguaggio spietato: alla fine del diciannovesimo secolo i palestinesi cristiani di tutte le denominazioni rappresentavano circa il 13% della popolazione della regione. Oggi costituiscono soltanto il 2-3%; di essi, 120mila vivono sul territorio dello stato di Israele nei confini stabiliti nel 1948 e altri 50mila nei cosiddetti Territori Occupati, inclusa Gerusalemme Est. Nonostante la protezione di Yasser Arafat, nei territori amministrati dall'autorità palestinese la loro condizione va peggiorando: il programma di studi nazionale attualmente in preparazione per le scuole della Cisgiordania e di Gaza fa coincidere la storia della Palestina con quella della sua conquista islamica. Gli unici riferimenti ai cristiani e al cristianesimo riguardano i crociati e Napoleone. L'esclusione appare tanto più paradossale in quanto le scuole cristiane rendono un servizio cospicuo e senza discriminazioni confessionali alla comunità palestinese: nei Territori Occupati esse servono 18mila studenti sia cristiani che musulmani, compresi, come sanno quanti hanno sostenuto la campagna Tende di Natale di Avsi, 385 bambini con ritardi e difficoltà di apprendimento di 11 scuole elementari, un servizio che né le scuole dell'amministrazione militare israeliana, né quelle dell'Unrwa (l'ente delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi), né quelle della neonata Autorità palestinese forniscono.
Nazareth non fa parte dei Territori Occupati, perché si trova dentro ai confini israeliani del 1948, ma anche lì la situazione non è più rosea da tempo. Portata per molti anni ad esempio di convivenza pacifica islamo-cristiana, la città dell'infanzia e della giovinezza di Gesù vive oggi giorni difficili. Da due anni i più radicali fra gli islamici residenti in Nazareth rivendicano l'edificazione su di un'area contestata di una grande moschea in una città dove ne esistono già 11 per una popolazione musulmana di 40mila unità. La popolazione nazarena, un tempo maggioritariamente cristiana, oggi è per due terzi musulmana: dopo il 1948 molti musulmani si sono trasferiti dalle campagne, occupate dagli israeliani, nella cittadina, e ciò ha nel tempo ribaltato i rapporti demografici fra i gruppi religiosi. Il progetto della nuova moschea - che pure non è condiviso da tutti i musulmani: Yasser Arafat, il Consiglio superiore religioso islamico di Gerusalemme e il governo dell'Arabia Saudita hanno tutti espresso parere contrario e tentato mediazioni - si inserisce in una continuità storica: ovunque ha potuto, in Terrasanta l'islam ha eretto i suoi edifici di culto in faccia alle chiese cristiane per significare la sua superiorità, come nel caso delle moschee a due passi dalla chiesa della Natività a Betlemme e dalla chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

di Rodolfo Casadei