TERRASANTA - A BETANIA, TRA I BAMBINI DI SAMAR

di Andrea Finessi

È palestinese, cristiana. Nella sua "casa" più di cento bambini orfani imparano a perdonare e un gruppo di donne palestinesi si rifanno una vita. Poi c’è il panificio dove cerca di guadagnare soldi e di creare lavoro

«Io passo in questo mondo una volta. Se c’è un bene da fare, una gentilezza, un’azione, fammi o Dio, farla adesso, perché io non passo da qui un’altra volta», sono queste le parole che Samar si ripete sempre. Le dice nel suo italiano appreso dai tanti amici che ha in Italia.
Samar Sahhar è palestinese, vive a Betania dal 1971, quando i suoi genitori si sono trasferiti da Gerusalemme. Da trentatré anni porta avanti un orfanotrofio, un’opera che la sua famiglia cominciò affittando una camera. Una stanza usata per le pecore, molto vecchia, per poter accogliere dieci bambini e mentre suo padre diceva «dieci e basta, non di più!», l’ufficio sociale israeliano continuava ad affidargliene. Dopo, con l’acquisto di un terreno, è stato realizzato un nuovo edificio e la possibilità di ospitare anche bambini palestinesi: «È stata la realizzazione di un sogno».
Per Samar non c’è differenza di origine: «In che lingua piange un bambino?» era la risposta dei suoi genitori a chi chiedeva come mai, loro che erano cristiani, tenevano tanti bambini musulmani.
Oggi la sua “casa” a Betania è piena di bambini che stanno mangiando e ti guardano con occhi stupiti e curiosi. Bimbi che si avvicinano e vogliono che li prendi per mano o in braccio. Sono senza genitori e Samar è diventata la mamma di tutti loro.

SPAZIO PER TUTTI
«Qui in Terrasanta, dove Gesù ha portato tutto l’amore, dove è vissuto, è un peccato che ci sia questa guerra. Noi dobbiamo sempre cercare delle persone che possano stringersi la mano per un futuro in questo mondo. C’è spazio per tutti», e tra queste persone lei ha scelto i più innocenti. Bambini che diventando adulti e hanno la coscienza che Samar gli ha trasmesso. Uno di questi le è rimasto particolarmente impresso: «Un ragazzo cresciuto da noi è andato in Libano e gli è stato chiesto di uccidere dei cristiani. La risposta è stata: “Come posso uccidere dei cristiani, quando le persone che mi hanno più amato sono stati proprio loro, la mia famiglia di Betania?!”». Samar si ferma a pensare: «Continuano a seguire la nostra storia, con il desiderio e la curiosità di vedere le cose per quello che sono».
È una grossa responsabilità, la sua, ha più di cento bambini, settantadue maschi e trentuno femmine, che vivono in strutture separate. Dopo l’orfanotrofio maschile è nata una casa femminile, dalla necessità di aiutare delle bambine e delle donne perché in tutta la Palestina non ci sono strutture di accoglienza per loro: «Ho cominciato ospitando le sorelle degli uomini che erano già da noi e quando l’ufficio sociale mi ha mandato una famiglia, ho sentito la responsabilità di accettare non solo gli uomini, ma anche le donne che hanno bisogno di una casa. Ho creato una nuova struttura e gli ho dato il nome “Lazaros”, perché prego sempre Dio di ridare la vita a queste donne in Palestina, allo stesso modo in cui Gesù ha fatto con Lazzaro».

LA BAMBINA ALLA NATIVITÀ
Un giorno tre suore, mentre camminano per Betlemme, trovano una bimba incatenata in una grotta. Alcune parti del corpo sono bruciate. È stata in ospedale più di un anno dove ha potuto essere curata e fare diverse plastiche. «Ora ha tredici anni, e per la prima volta va a scuola. Non voleva andarci, ma adesso è una delle più brave. La pagella del primo semestre è una delle migliori. Adesso è arrivata da noi anche la sorella anche lei totalmente bruciata dalla madre. Poco tempo fa siamo andati a Betlemme, alla chiesa della Natività e le ho detto “Vai da Gesù e chiedigli una cosa”. Quando è tornata mi ha detto: “Gli ho chiesto di perdonare la mia mamma”». Samar sta un attimo in silenzio e poi, con il sorriso di chi continua a commuoversi davanti a questa bimba: «È stata bastonata sulla testa e ha perso tutti i denti, fa fatica a mangiare. Che una bambina possa chiedere il perdono per tutto questo a Gesù, per la sua mamma, è un miracolo!».

IL PANE IN GARAGE
La storia di Samar è davvero ricca di miracoli. Uno di questi è il panificio “più grande di Betania”. L’idea: guadagnare i soldi per l’orfanotrofio, dare da mangiare ai bambini e l’opportunità di un lavoro per qualche palestinese.
Samar firma un contratto di 75.000 dollari con un israeliano di Tel Aviv per comprare le macchine. «Ero senza soldi e avevo paura di finire in prigione, ma alla fine è stato pagato tutto e ne ringrazio Dio». L’affitto di uno spazio lungo la strada principale è troppo alto, una cifra enorme. Trova un garage, un posto molto isolato: «L’ho affittato e l’ho modificato per farlo diventare un panificio. Tutti quanti mi davano della matta e mi dicevano che le cose non potevano funzionare. Con mia grande sorpresa, quando hanno fatto il muro, la strada davanti al panificio è diventata la strada principale della città. Qualcuno è venuto nel mio ufficio chiedendo: “Ma tu, stai lavorando con Sharon?!”. E io ho risposto: “Qualcuno molto più potente, sto lavorando con Gesù”».
L’israeliano da cui ha comprato le macchine non voleva venire a montarle in territorio palestinese. Dopo tanta insistenza alla fine si convince: «Nemmeno per un milione di dollari verrei, ma per te Samar, va bene». Alla fine dei lavori c’è una festa, un pranzo in un ristorante a Betania. Hanno fatto davvero un sacrificio a partecipare. Allo stesso tavolo c’erano musulmani, ebrei e cristiani: «Abbiamo mangiato insieme - racconta Samar - ed è stata una bella testimonianza anche per tutti i miei ragazzi».

GENERARE AL SIGNIFICATO DELLA VITA
Anche il fatto di essere madre di tanti bambini è un grosso aiuto. Samar vive, fin dal ’71, un’esperienza di verginità «per vivere meglio la maternità con i bambini» dice. È l’esperienza dei Memores Domini che ha segnato la sua vita nel ’94, quando è entrata a far parte del Gruppo Adulto sotto la guida di don Giussani. Così ha imparato che generare la vita è «generare al significato della vita», come fa un genitore. Samar si commuove ancora parlando della sua “maternità”: «Sentivo che questi bambini senza mamma, senza genitori, mi chiamavano ad essere con loro a continuare il lavoro che avevano cominciato i miei genitori. Con tutto il cuore. Io li chiamo miei figli. Siamo come una famiglia, non ci siamo mai considerati in altro modo. A Betania, in questo luogo, io ho sentito la mia vocazione a essere madre».
Una palestinese cristiana, mamma di cento bambini, una martire. Eppure è proprio questa testimonianza della sua carità e la sua stessa presenza in quella terra, che sono segno di pace e cambiamento per tutti i figli che ha generato.

Da Tracce N. 5 - maggio 2005


A TU PER TU CON SAMAR
Perugia, Convento di Monteripido, 10.01.2003

Assuntina: "La pace", ci ha ricordato il Papa, "è il bene più prezioso da invocare da Dio e da costruire con ogni sforzo, mediante gesti concreti di pace da parte di ogni uomo e di ogni donna di buona volontá". Nel messaggio dedicato alla Giornata mondiale della pace, Giovanni Paolo II ha affermato: "A voler guardare le cose al fondo, si deve riconoscere che la pace non è tanto questione di strutture, quanto di persone. Strutture e procedure di pace - giuridiche, economiche, politiche - sono certamente necessarie e fortunatamente a volte sono anche presenti; però esse non sono altro che il frutto della saggezza e dell'esperienza accumulata lungo la storia mediante innumerevoli gesti di pace, posti da uomini e donne che hanno saputo sperare senza cedere mai allo scoraggiamento. Gesti di pace nascono dalla vita di persone che coltivano nel proprio animo costanti atteggiamenti di pace; sono frutto della mente e del cuore di operatori di pace; gesti di pace creano una tradizione e una cultura di pace". Samar è l'esempio di una persona che fa della sua vita un'opera così, che costruisce ogni giorno gesti di pace. E' direttrice di una scuola-orfanatrofio che è stata fondata a Betania nei primi anni '70. Comincio col chiederle il nome di questo orfanatrofio, e di raccontarci come è nato.

Samar: Ti ringrazio moltissimo. E' un onore per me essere qui tra voi, stasera. La nostra opera si chiama ìJel al Amal", che significa "Generazione della speranza". L'opera è nata il 15 Maggio 1971, quando i miei genitori hanno affittato una camera a Betania, vecchia e usata per le pecore, per poter aiutare 10 bambini. Mio babbo diceva sempre: "10 bambini e basta". Con nostra sorpresa, l'Ufficio sociale cominciò a mandarci continuamente dei bambini. Si rese necessario comprare un terreno a Betania per poter costruire un orfanotrofio per questi bambini abbandonati, trovati nelle strade. Sono passati 30 anni, il 15 maggio scorso abbiamo festeggiato i nostri 30 anni. Adesso ci sono due edifici: un edificio residenziale, che ospita quest'anno 108 bambini orfani, e una scuola, che è aperta per tutti i bambini della nostra zona. Cinque anni fa, dato che l'Ufficio sociale manda sempre le famiglie da noi e noi potevamo accettare solo i maschi, mentre non c'era posto per le femmine, ho cominciato una nuova casa, la "Casa di Lazzaro" per poter aiutare le bambine orfane e le donne in difficoltá.

Assuntina: Tu sei cristiana, i tuoi genitori sono cristiani: questi bambini chi sono, come religione e condizioni?

Samar: Questi bambini sono tutti musulmani, perchè siamo in una zona in cui tutti sono musulmani. Quando siamo arrivati a Betania nel 1971, eravamo l'unica famiglia cristiana insieme a un'altra. I cristiani della Terra Santa sono sempre semi. I bambini sono musulmani, vengono tramite l'Ufficio sociale. Sono abbandonati e orfani. Quando i miei genitori hanno cominciato questa opera, si sono chiesti: in che lingua piange un bambino?

Assuntina: Raccontaci, come oggi pomeriggio quando abbiamo chiacchierato, di quando hai trovato i bambini nel pollaio…

Samar: Vorrei raccontare le storie di alcuni bambini, per dare un esempio del nostro lavoro a Betania. Alcuni anni fa una donna che vende formaggio a Betania (camminando a piedi, perchè non c'erano le macchine), è venuta a dirmi che aveva trovato tre bambini dentro un pollaio. A quel tempo neppure io avevo una macchina e lei ha trovato un uomo che guidava un trattore. Hanno impiegato tre ore per portare quei bambini da noi. Erano in quel pollaio da un anno, quasi sul punto di morire. Devo ringraziare Dio e questi volontari che mi sono stati intorno per aiutarmi, per dare tutto a questi bambini. La bimba maggiore adesso ha 13 anni e vuole diventare dottoressa. Un'altra storia, che è un vero miracolo dell'amore: avevamo sentito che a Hebron, in Palestina, era stato trovato un bambino sotto un albero. Era molto malato, curvo, orfano di ambedue i genitori. Gli altri parenti pensavano che sarebbe morto, che era impossibile che vivesse. Lo hanno portato in vari posti della Palestina, ma nessuno lo accettava. Allora in pratica hanno pensato: è handicappato, è impossibile tenere un bambino così. Quando noi abbiamo sentito questa storia, lo abbiamo subito accettato. Anche le mamme della nostra casa dicevano "come è possibile tenerlo?" Questo bambino aveva le mani senza vita, era molto molto malato, sembrava solo un pezzo di carne. Non poteva neanche dire una parola, nè camminare. Allora l'ho messo in camera mia, sul mio letto e ho cominciato a pregare per lui: l'unica cosa che potevo fare. Dopo alcuni giorni, la prima parola che ha detto è stata "Mamma Samar", mentre lo portavo in bagno al mattino. Allora mi è venuta la speranza che potesse parlare. Poi ha cominciato a camminare. Adesso parla senza smettere, anche di notte; fa la terza classe della scuola, ama il computer; all'inizio sembrava fosse ritardato, invece è molto intelligente e vivace. Aveva solo bisogno di una mamma, di qualcuno che parlasse con lui. Uno della sua famiglia che è venuto a trovarlo ha detto ìE' impossibile, è impossibile che cammini!" Questo bambino ha superato 4 operazioni, che sono state pagate da amici nel mondo. Niente è gratis da noi. Insomma, è il bambino più vivace del nostro orfanatrofio. Le storie dei nostri bambini sono così. Sono storie piene di tristezza, ma la nostra casa è piena di gioia. Tutti i volontari che vengono dicono che è il più bel posto della Palestina, che i nostri bambini sono i più felici della Palestina. Un mese fa, a Natale, in un villaggio vicino Betlemme, tre suore hanno trovato una bambina di quattro anni incatenata in una grotta, violentata. Hanno fatto di tutto per salvarle la vita. Adesso questa bimba è con noi, ha otto anni ed è molto vivace. Qualche giorno fa, mentre eravamo sedute, mi ha detto "io voglio andare all'Universitá". I nostri bambini hanno queste storie, ma hanno speranza nella vita. Sono sicura che diventeranno qualcosa di molto importante nella vita. Ho fatto solo qualche esempio: ognuno dei nostri bambini ha una storia simile, ma ha anche la speranza di diventare qualcosa di buono nella societá, nel futuro.

Assuntina: Hai accennato alla diversa situazione dei bambini e delle bambine. Come sono viste lì da voi le donne, e cos'è la "Casa di Lazzaro", la nuova opera che stai realizzando?

Samar: In Palestina adesso non esistono luoghi per le donne in difficoltá. Ci telefonano sempre per dirci: c'è una donna per la strada, c'è una donna in prigione. Non ci sono luoghi per le donne. E' molto difficile per me dormire nel mio letto quando uno, o una, sta per la strada. Così è nata la "casa di Lazzaro" per le ragazze-madri. Le donne da noi non hanno un valore, non possono nè vivere nè lavorare, non sono come i maschi nella societá. Così è nata la "Casa di Lazzaro": adesso siamo 33, in tre stanze. Da sempre quelli attorno a noi sono contro quest'opera, non la amano. Quando mi trovavo in Italia per un ritiro, hanno fatto una raccolta di firme davanti alla polizia per farla chiudere. Mia madre è stata molto brava e ha detto. "Quando una donna viene ammazzata, nessuno è responsabile, ma quando uno vuole aprire una casa, tutti vogliono chiuderla". Tutti sono stati zitti! Così andiamo avanti, perchè è necessario che noi serviamo queste donne.

Assuntina: Dicevi che la situazione è difficile, c'è poco lavoro. Quando accogliete le donne con i loro bambini, pensate anche a inserirle nel mondo del lavoro?

Samar: Grazie per questa domanda molto importante. Noi siamo gli unici a dare lavoro a queste donne. Molte di esse sono impiegate nella nostra casa. Per me è più importante farle lavorare così che farle uscire per lavorare, perchè queste donne vengono sempre messe in prigione e non hanno speranza per la vita. Faccio sempre di tutto per dare loro un qualche tipo di lavoro dentro l'orfanatrofio. Il lavoro è una cosa molto importante.

Assuntina: Tu dai loro un lavoro, ma a te i soldi chi te li dá?

Samar: Dio. Ci sono tanti amici che aiutano la nostra opera ad andare avanti. La nostra non è l'opera di un governo, ma l'opera di umili servi di Dio. Dipendiamo sempre dagli amici, dai volontari che vengono ad aiutarci. C'è sempre qualcuno, ci sono sempre gli amici. Adesso sono in tutto il mondo.

Assuntina: Facci capire bene, perchè suona strano che uno mette su un'opera e non è sicuro neanche dei soldi che arrivano. Vuoi dire che non ricevete delle sovvenzioni, nè dal governo palestinese nè da quello israeliano?

Samar: E' così. Non c'è bisogno del governo, perchè c'è Dio, che ha più potere degli uomini. Voglio raccontare una storia, che è solo un esempio dei tanti miracoli che accadono da noi. Posso proprio dire che Gesù ama i bambini. Un giorno eravamo rimasti senza cibo, con la cantina vuota. La cuoca venne a dirmi: "A cosa serve una cuoca? Non c'è niente da fare!" E i bambini volevano mangiare. Un'ora dopo è venuta una donna con un sacco di riso e del formaggio. Dio manda sempre la gente da noi. Un'altra volta, avevo un bambino molto malato. Per andare in ospedale, da noi bisogna sempre pagare, e io non avevo soldi. Allora sono uscita e ho visto un uomo, che mi ha chiesto dov'era l'orfanatrofio. Al ritorno, mia madre mi ha detto: "Sai, quest'uomo è un dottore. E' venuto a vedere se c'è qualcuno da aiutare". Ha portato il bimbo in infermeria e ha fatto tutto gratis per lui. Nella nostra vita, noi non pensiamo tanto. Siamo solo servi di Dio, lavoriamo 24 ore al giorno solo per servire, è Dio che fa tutto per noi. Ci sono cose veramente miracolose nella nostra vita. La nostra opera è stata fatta pietra per pietra non da noi: mia mamma dice sempre "Non noi, ma Dio".

Assuntina: Da una parte ti dicono che è il posto più bello della Palestina, dall'altra, quando hai aperto la casa per ragazze-madri, hanno raccolto le firme per farla chiudere. Non è contraddittorio? Intorno a te sono tutti musulmani: sanno che tu sei cristiana? Ti chiedono perchè lo fai? Come sono i tuoi rapporti con la gente di Betania?

Samar: Il rapporto tra noi cristiani e i musulmani del villaggio è buono; però essi non amano il fatto che queste donne siano aiutate, non credono che debbano essere aiutate. E' contro la loro cultura, contro la loro mentalitá. Non possono immaginare che ci sia qualcuno che le aiuti. Perciò hanno raccolto le firme per chiudere la casa, ma fino ad ora non hanno vinto. Proprio in questi giorni sto cercando di comprare un pezzo di terreno per edificare un posto per le bimbe e per le donne. Oltre a questo, abbiamo in progetto di fare un panificio per i nostri bambini a Betania; servirá a sfamare i bambini, perchè durante il coprifuoco la situazione è così difficile che non possiamo uscire neanche a comprare il pane. In secondo luogo, tramite questo progetto del panificio vorrei fare un progetto di pace: sto cercano donne della Palestina che facciano dolci per la pace da vendere in Israele. Cerco volontari che mi aiutino in questo progetto, e anche donne israeliane che mi aiutino a realizzarlo. La cosa importante non sono i soldi, ma creare un rapporto tra donne di Palestina e donne di Israele. Oltre a questo, in tutto il villaggio di Betania c'è la necessitá di avere un'infermeria, in primo luogo per i nostri bambini, ma anche per gli altri, perchè siamo sempre bloccati e nel villaggio non ci sono servizi. L'altro giorno uno dei nostri bambini è caduto: giá trovare un dottore è stato difficile, e quando lo abbiamo trovato ci ha detto che c'era bisogno del gesso, che a Betania non si trova. Allora hanno scavalcato il muro costruito dagli Israeliani, cosa pericolosa, per andare all'ospedale e ritornare. Sono stati salvati da un miracolo. Questi sono i nostri progetti per il futuro.

Assuntina: Abbiamo conosciuto Angelica, che ci ha raccontato che vi siete incontrate. Abbiamo visto a "Excalibur" le immagini del vostro incontro. Puoi dirci come è successo, e che cosa significa per te questa amicizia?

Samar: E' stata una sorpresa. In questa guerra, ci sono muri e posti di blocco che gli israeliani costruiscono per non lasciare che il popolo palestinese vada in Israele. Angelica mi ha telefonato dicendo: "Sto cercano un'amica della Palestina". All'inizio mi sono spaventata, ma subito mi ha spiegato che era amica del Movimento. Infatti non è una cosa molto normale, in questa guerra, che uno di Israele faccia amicizia con un Palestinese. E' un'amicizia molto bella, è una luce in mezzo al buio di oggi in Palestina. Siamo diventate molto amiche, ma Angelica non può venire a trovarmi perchè ha il passaporto israeliano e non può entrare in Palestina. Allora ci siamo incontrate per la prima volta a casa di mia madre a Gerusalemme, ed è stato molto bello. Ho anche un altro amico israeliano, un rabbino, che ho conosciuto quando ha trovato una donna palestinese nel deserto di Gerico ed ha rischiato la vita per portarla in macchina fino alla nostra Casa. Ha davvero rischiato, perchè è impossibile per un Israeliano tenere in macchina una donna palestinese. Quando ha bussato alla mia porta, mi sono spaventata, ho pensato che aveva perso la strada, o altro. Ma il fatto era che aveva salvato la vita di quella donna! Cercando nelle tasche della donna, ho scoperto dal passaporto che è una mamma di 10 figli: è stata violentata dal marito e lasciata nel deserto. Il rabbino le ha salvato la vita. Mi ha telefonato tre volte per sapere che fine aveva fatto, e per dirmi: ìDille che noi preghiamo per lei, che la amiamo". I miei amici poi mi hanno detto: la casa cristiana, la donna musulmana, l'uomo ebreo. Siamo tutti esseri umani.

Assuntina: I tempi sono brutti, ma dai tuoi racconti sembra che ci sia tanta voglia di pace da tutte e due le parti. E' vero? Come sono i rapporti tra le persone, intorno a voi? La vostra opera dá veramente la possibilitá di tessere dei rapporti?

Samar: Tutti siamo esseri umani, creati da Dio. Però la situazione politica tra Israeliani e Palestinesi è molto, molto difficile. Voglio raccontare di una giornata molto bella a Betania. Una mattina, i soldati hanno indetto il coprifuoco perchè - abbiamo sentito dire - c'era una dimostrazione degli Israeliani di "Peace now", cioè favorevoli alla pace. Volevano venire a Betania. Per non lasciare che la gente partecipasse a questa dimostrazione per la pace, è stato indetto il coprifuoco. Io allora sono uscita insieme a una volontaria tedesca e a una delle mie figlie, che ha pianto tanto per partecipare a questa esperienza. Per strada, uno dei militari ci ha detto in ebraico "Indietro, indietro!", ma io ho detto "Avanti, avanti!" I soldati facevano molto rumore per spaventare la gente, ma noi eravamo molto decisi di arrivare fino al muro. Al nostro arrivo, era come in Afghanistan: carri armati, militari israeliani, una cosa incredibile. La volontaria tedesca aveva dei datteri e ha cominciato a offrirli ai militari, che li hanno rifiutati. Dall'altra parte del muro hanno cominciato a venire gli Israeliani, dei giornalisti, mentre i soldati facevano blocco per non lasciarli passare. Allora io ho visto una mia amica israeliana dall'altra parte del muro e ho cominciato a dirle "Shalom, salam!" Mi sono spaventata per mia figlia, perchè cominciavano a tirare il gas. Mentre cominciavamo a tornare a casa, con mia grande sorpresa siamo state bloccate da una dimostrazione di Israeliani e Palestinesi insieme, per la pace: tutti quelli che erano in casa per il coprifuoco sono usciti ad abbracciare gli Israeliani, e gli Israeliani abbracciavano i Palestinesi. E' stata una giornata bellissima, mentre i militari continuavano a tirare il gas. Ritornando verso l'orfanatrofio, ho visto per strada una donna israeliana, da sola, e sono andata a dirle "Grazie perchè sei venuta qui per la pace". Mi ha risposto "Sono qui perchè non posso sopportare il gas. Ma tutti noi, popolo di Israele, vogliamo la pace, ma il nostro governo no". Ho detto "Neanche il nostro governo". Le cose stanno così. Siamo tutti esseri umani, ma i governi non vogliono la pace.

Assuntina: Quando a novembre è venuto qui Sobi, un altro amico palestinese, ha parlato dell'importanza dell'educazione dei bambini, sin da piccoli, all'idea di rispetto, di convivenza e di pace. Voi siete lì da 30 anni, alcuni dei vostri bambini sono diventati grandi: che cosa è successo di loro? Li avete incontrati di nuovo? Come sono cresciuti, come ha inciso la vostra scuola su di loro?


Samar: Vorrei raccontare quello che uno dei nostri bambini, di 6 anni, mi ha detto. Ero andata con lui a fare un giro e a cominciato a chiedermi: "Cos'è questa guerra? Come possono vivere le mucche e le pecore durante il coprifuoco" Era spaventato per gli animali, si preoccupava di cme potessero mangiare durante il coprifuoco. Io mi ero stancata di tutte le sue domande e gli ho detto. "In questa guerra, i Palestinesi arabi ammazzano gli Israeliani e gli Israeliani ammazzano gli Arabi. Alla fine non ci sará più nessuno e la guerra finirá!" Allora spaventato mi ha detto: "Mamma, noi abbiamo bisogno di vivere, e anche loro hanno bisogno di vivere. Perchè non viviamo insieme?" Sono rimasta scioccata, perchè queste cose, che i grandi non possono dire, le dicono i bambini. Un'altra storia. Uno che è cresciuto con noi è andato in Libano. Quando gli hanno chiesto di uccidere i cristiani, ha risposto: "Come posso ammazzarli quando loro mi hanno salvato? Ero un orfano e stavo in questa famiglia cristiana di Betania". L'amore è una cosa molto importante. Insegnare a questi bambini onestamente a vivere insieme…

Assuntina: Come sono i rapporti con quelli che da bambini sono stati da voi? vi siete persi di vista?

Samar: La nostra porta è sempre aperta per tutti quelli che diventano grandi e ci lasciano. Tornano sempre a trovarci, perchè è la loro casa. Questo posto non è un orfanotrofio o una prigione, ma la casa dove sono cresciuti. Siamo un'unica famiglia, a Betania.

Assuntina: Ma tu dove hai imparato tutte queste cose? Hai nominato i tuoi genitori. Tu non hai dietro una comunitá, un'organizzazione, parli di alcuni amici…

Samar: Sempre, per tutta la mia vita, io ho lavorato con i miei genitori, anche informalmente. Questa è la prima cosa. Ufficialmente ho cominciato a lavorare a 20 anni, ma ho sempre sentito una chiamata per servire questi bambini. Amo questi bambini con tutto il cuore, sono i miei figli. La mia storia è una chiamata per servirli.

Assuntina: Com'è organizzata una giornata nel tuo orfanotrofio?

Samar: I bambini si alzano ogni giorno per andare a scuola, ma siccome attorno a noi c'è una situazione terribile, dobbiamo sempre vedere cosa succede. Siamo forse l'unica scuola che è andata avanti da quando c'è il coprifuoco. Infatti ci sono molti altri bambini che non possono uscire, o perchè c'è il coprifuoco o perchè gli insegnanti non riescono ad arrivare. La nostra scuola invece è andata avanti bene. E' molto importante che questi nostri bambini abbiano uno scopo, un motivo, che è quello di essere educati. I bambini devono anche fare un lavoro all'interno dell'orfanatrofio, perchè è importante che abbiano una responsabilitá in casa: li facciamo aiutare in cucina, oppure aiutano a prendere l'acqua alla cisterna per la cucina e per la lavanderia (da noi c'è sempre mancanza di acqua, anche all'interno dell'orfanatrofio)…Partecipano sempre con una loro responsabilitá a tutta la vita dell'orfanatrofio. Dopo il pranzo c'è la ricreazione: amano molto il calcio…Sono pieni di grande energia!

Assuntina: Mi impressiona, Samar, che fai questi progetti senza avere una sicurezza. Io, se dovessi pensare a mettere su un panificio sapendo che il giorno dopo posso comunque rimanere senza mangiare perchè vivo della caritá, della provvidenza, mi sentirei morire. Però hai detto che hai tanti amici. La "Casa di Lazzaro", mi dicevi oggi pomeriggio, è sostenuta da un gruppo di amici di Londra: come mai?

Samar: Quando ho cominciato la "Casa di Lazzaro", alcuni volontari hanno lavorato a sistemarla. Sono tornati a Londra e hanno fatto un incontro con 100 amici, che hanno sentito la nostra storia e hanno formato un comitato, gli "Amici della casa di Lazzaro a Betania", formalmente registrato dal governo di Londra. Per 4 anni hanno lavorato 24 ore al giorno, come noi a Betania, per raccogliere soldi per comprare un pezzo di terreno a Betania. Adesso lo stiamo comprando! Sono bravissimi, vendono oggetti…fanno di tutto per realizzare il sogno di edificare un orfanatrofio per le bimbe.

Assuntina: Ma come mai sono venuti a Betania, come li hai conosciuti?

Samar: Sono persone che sono venute a visitare la nostra opera. Dio manda sempre gente da noi. Ognuno è un messaggero nel mondo. Fanno l'esperienza di lavorare nell'orfanatrofio e poi sempre la vanno a raccontare, e ci sono sempre altri amici che vogliono venire ad aiutarci. Anche alcuni Italiani sono stati con noi per 10-15 giorni, ed hanno lavorato in un modo molto bello. Anche durante questa guerra, nella nostra casa ci sono sempre amici che lavorano a fare il bene del mondo.

Assuntina: E' una specie di passa-parola…Quanti volontari conoscete?

Samar: Tanti. Il tesoro di questo posto è l'amicizia. Abbiamo tanti amici nel mondo. Vengono sempre anche i Coreani con le loro famiglie. Lavorano in cucina, in lavanderia…Abbiamo amici in tutto il mondo.

Assuntina: Tu sei cristiana, i tuoi genitori sono cristiani . Tua madre c'è ancora, tuo papá non c'è più. Sappiamo che i cristiani in Terra Santa sono sempre di meno, e questo non è bello. Qual è secondo te la responsabilitá, il compito principale dei cristiani lì?

Samar: I cristiani della Terra Santa sono semi. Durante questa guerra così dura, molti hanno lasciato la Palestina, perchè è molto molto difficile vivere con i posti di blocco, senza lavorare, senza mangiare. Mi dispiace dire che molti non hanno potuto sopportare questa situazione. La presenza dei cristiani in Terra Santa, la terra di Gesù, è una cosa molto importante. Nel cristianesimo c'è il perdono, c'è l'amore, cose molto importanti per creare un rapporto tra musulmani ed ebrei che adesso litigano sempre e cercano sempre la vendetta. Il nostro compito come cristiani è fare questo rapporto, essere un esempio bello di pace in questa guerra.

Assuntina: Tu sei del movimento di Comunione e Liberazione: come ci hai incontrato, a Betania?

Samar: E' stata una grazia di Dio nella mia vita. Mia sorella era in Olanda a studiare e ha conosciuto il Movimento. Mi scriveva sempre di avere incontrato gente così bella, e che l'amicizia col Movimento non è un'amicizia per un giorno, ma un'amicizia per la vita. Mi scriveva che facevano Scuola di Comunitá. Io sono rimasta colpita e ho cominciato a pregare per don Giussani, senza saper cosa fosse il Movimento, ma solo perchè mia sorella era contenta di un'amicizia. Un giorno, lei e un'altra amica hanno parlato del nostro orfanotrofio e gli amici dell'Olanda hanno dato il nostro indirizzo a don Ciccio, in Sicilia. Così nel gennaio del 1990 don Ciccio e gli amici del Movimento sono venuti a Gerusalemme. Quando hanno telefonato, ha risposto una donna che è una cara amica di mia sorella e della mia famiglia: si è molto spaventata e ha detto che non conosceva don Ciccio, e che non aveva dato l'indirizzo a nessuno. Mia madre ha pensato che si trattasse di spie, poliziotti segreti. Questa amica olandese e mia madre sono andate a vedere chi fossero queste persone: mia madre è rimasta molto colpita, perchè le hanno chiesto di parlare della sua infanzia come cristiana della Terra Santa. Poi l'hanno invitata ad andare a Catania al Meeting del Mediterraneo (mia mamma non ha mai viaggiato). Io li aspettavo all'orfanotrofio, ma non sono potuti venire, perchè la situazione cominciava ad essere critica per la guerra. Allora mia madre ha dato a me il suo invito per l'Italia, e così è nata questa amicizia. Lo Spirito Santo ha girato il mondo.

Assuntina: Quanti siete nel Movimento in Terra Santa?

Samar: Adesso siamo 11, facciamo Scuola di Comunitá e ci incontriamo sempre, per questa amicizia.

Assuntina: Noi che possiamo fare per aiutarti?

Samar: Pregate per noi, perchè pregare è una cosa molto importante: per la nostra vita anche di ogni giorno, per le cose necessarie all'orfanatrofio, perchè attorno a noi c'è una incredibile mancanza di tutto: cibo, latte, farina… Pregate per tutte queste cose: noi abbiamo tutto, ringraziamo Dio e non ci lamentiamo, ma la nostra famiglia è grande e c'è sempre molto bisogno. In secondo luogo, pregate per la "Casa di Lazzaro" (è una sfida per me costruirla), per il panificio, per l'infermeria e per realizzare il sogno di aprire una casa dei "Memores" nella nostra zona. Potete aiutarci anche con l'adozione a distanza, che è molto importante per aiutare i bambini a crescere. I nostri bambini hanno sempre bisogno di tante cose. Non è facile tenere un bambino. Ma noi ringraziamo sempre Dio, soprattutto per questa amicizia e questo incoraggiamento.

Assuntina: Ci sono delle domande?

Francesco: Vorrei fare una domanda un po' politica. Quando è venuto Sobi, ha detto che in Terra Santa non ci sará la pace, perchè Ebrei e Musulmani non conoscono il perdono. Tu accennavi che Ebrei e Musulmani, come popoli, vogliono fare la pace, ma sono i governi a non volere. Le due cose mi sembrano un po' in contraddizione…

Samar: Non credo ci sia una contraddizione. Io sono sicura che dentro ognuno di noi, musulmano, cristiano o ebreo, c'è un cuore, perchè siamo tutti umani. Tanta gente in Palestina sa cosa è il perdono, e anche tanta gente in Israele. Ma sono anche sicura che i governi devono permettere il rapporto tra un popolo e l'altro: se fanno sempre muri e posti di blocco, come può la gente incontrarsi e parlare? Come posso io, dalla Palestina, sapere qualcosa di un Israeliano dall'altra parte?

Assuntina: Come è venuto in mente ai tuoi genitori di fare questa cosa?

Samar: I miei genitori hanno cominciato la loro opera con i bambini orfani a Gerusalemme e l'hanno continuata a Betania. Mia madre è cresciuta nel convento delle suore di Carlo Borromeo a Gerusalemme, e anche io. Lì è cominciata la nostra storia: tutto quello che abbiamo imparato per la vita è venuto da queste suore. Sono state la luce che ha illuminato la nostra vita e la nostra educazione.

Francesco C.: Gli ebrei e i musulmani ti chiedono perchè lo fai?

Samar: Noi viviamo tra i musulmani: guardano sempre il nostro lavoro e amano quello che facciamo. Per esempio, il direttore dell'orfanatrofio dei musulmani è venuto a trovarmi, ha fatto un giro nell'orfanatrofio e poi, nell'ufficio, mi ha detto "I nostri bambini sono orfani, ma i vostri non sono più orfani" Mi sono spaventata di questa testimonianza così forte!

Assuntina: Non ti chiedono mai cosa ti dá la forza? Non si pongono mai questa domanda?

Samar: Noi siamo molto amici con loro. Io sono amica di tutti, anche dei bambini dell'altro orfanotrofio. Amano moltissimo il nostro lavoro, anche se criticano sempre e non accettano per nulla ciò che facciamo per le donne. In generale, sono molto contenti del lavoro che facciamo da 30 anni. Attorno a noi ci sono anche amici israeliani, ma sono pochi. Io sono amica di tutti.

Alessandra: Le donne del tuo paese cosa dicono della tua vita e della tua opera?

Samar: Molte donne rispettano questo tipo di lavoro, perchè sanno che è necessario che qualcuno lo faccia. Io sto lavorando con tante organizzazioni dei dintorni della Palestina, come la 'Lega delle donne', per essere aiutata, perchè faccio un lavoro personale. Ci sono sempre amici che mi danno il coraggio di lavorare.

Assuntina: Hai mai pensato di andartene?

Samar: Con tutti questi bambini, dove?

Assuntina: Qual è la cosa che, quando vieni qui, ti colpisce? Secondo te, noi come vediamo la tua situazione? Noi abbiamo un'idea sempre molto politica, mentre stasera abbiamo parlato un'ora senza parlare mai di politica. Pensi che noi abbiamo un'idea abbastanza adeguata di quello che succede da voi, o non siamo in grado di capire?

Samar: Tanti amici e parenti sono molto preoccupati per la situazione, perchè le cose trasmesse in televisione sono veramente brutte: kamikaze, morti… Si preoccupano anche per noi, di come possiamo vivere e mangiare. Invece ci sono tanti amici che vengono e vivono con noi, anche in questa situazione di difficoltá, e le cose vanno bene. Le cose che si vedono in televisione non sono del tutto giuste, perchè la gente che viene a Betania vede che è molto tranquillo, che almeno da 15 giorni non ci sono militari…C'è veramente una fraternitá, i volontari vengono sempre ad aiutarci.

Assuntina: Samar è un esempio concreto. Mi colpisce molto la sua serenitá. Ci dá degli esempi concreti di quello che dice il papa, cioè che la pace non si costruisce che con dei gesti concreti di pace. Soprattutto, ciò che mi colpisce è che noi sentiamo alla televisione, politicamente, che prima ci vuole una certa situazione e poi si può raggiungere la pace, che prima ci devono essere le condizioni e poi si può fare…Invece tu, Samar, non aspetti condizioni, il tuo lavoro è concreto, da subito. Non dici: aiuto i bambini se tolgono il posto di blocco…

Samar: No. Anche mentre intorno ci sono tutte queste difficoltá, noi andiamo avanti. Per esempio, la nostra scuola va avanti ogni giorno mentre c'è il coprifuoco…Siamo sempre pronti a lavorare, perchè i bambini hanno bisogno di noi. Questo anche è un metodo per costruire la pace. Noi abbiamo sempre il coraggio di andare avanti. Un'ultima domanda…

Antonio: Nei tuoi viaggi sei stata a contatto con degli amici italiani. Che impressione hai di noi, della nostra vita? Cosa porterai di noi nella tua terra, di buono o da cancellare?

Samar: L'amicizia qui ha toccato il mio cuore. Ci sono tanti amici veramente eccezionali. Posso dire che non ho mai visto un popolo così, sempre pronto a fare la pace, a fare amicizia. Ringraziamo Dio per il Movimento, che è davvero una cosa grandissima. Io non ho parole.

Assuntina: La vigilia di Natale su "Repubblica" Galimberti ha scritto che "l'unica novitá è il terrorismo". Invece noi stasera abbiamo imparato che la vera novitá è il miracolo della caritá, di persone come Samar Teniamolo a cuore. Vorrei concludere con lo stesso canto con cui abbiamo concluso l'incontro con Angelica, che è un augurio per tutti noi: Il popolo canta la sua liberazione.

Da da Stranocristiano