PELLEGRINAGGIO IN TERRASANTA "Sulle Tracce di Cristo"

28 Novembre 2005 - Paola Paoletti (grassetti e formattazione di SDR)

Il Pellegrinaggio SULLE TRACCE DI CRISTO promosso da Don Leonardo Poli ha raccolto una ricchissima quantità e qualità di testimonianze. Sono esperienze di chi sente l’urgenza di "riprendere il rapporto con Gesù" nella familiarità vista a Nazaret, a Betlemme, a Gerusalemme e ovunque le pietre rendevano oggettivo il passaggio di Cristo. Il desiderio di imparare attratti da Gesù, come lo è stata l’ATTRATTIVA per i primi dodici. Un Avvenimento, è stato notato ripetutamente, che è accaduto in Terrasanta e continua ad accadere dove l’affezione a Cristo è vissuta. Questi Luoghi Santi sono più significativi perché Lui è vissuto in questa realtà e così si può imparare il metodo, un percorso per seguire Cristo familiare con noi, familiari di Dio. Un percorso in cui viene tolta l’estraneità con Dio e tutti abbiamo seguito puntuali, disciplinati e ordinati. Attenzioni reciproche, come gesti di carità verso coloro che facevano fisicamente più fatica, chi zoppicava e chi in sedia a rotelle, hanno manifestato la tenerezza di Gesù,. Tantissime le cose viste in otto giorni e richiamate dalle testimonianze dei cristiani cattolici che vivono a Nazaret, a Gerusalemme, a Betania e a Gerusalemme. Un gruppo di dodici persone, da chi gestiste un ospedale, da che studia, insegna e fa opere di accoglienza verso bambini e donne palestinesi.
Loro sono il seme di speranza per questa Terra. Ci interpellano dicendoci che la cosa più grande che possiamo fare nella vita, non è l’ospedale, non sono le opere o altro, ma che ognuno di noi nella banalità della propria vita, dicendo SI permetta a Cristo di Entrare. " La testimonianza è l’unità della casa e l’amore fra voi permettono a Cristo di entrare "- dice Ettore dell’Ospedale di Nazaret.
Una Presenza affettivamente attraente che lancia Marta, universitaria di Gerusalemme, a farsi compagna di ebrei ed occupanti ebrei, senza fare selezioni e condividendone i bisogni. E di Samar , che a Betania, accoglie oltre 100 orfani e donne palestinesi, maltrattati e gli insegna a perdonare e a farsi una vita. Perché Gesù si dimostri, che la vita sia utile e dire a Gesù VIENI! QUESTA è LA GRANDEZZA. Tutti abbiamo visto che fra mussulmani ed ebrei, oltre a tanto, manca la parola PERDONO, per cui il cammino è lungo.
A tutti coloro "che hanno visto e udito" è affidata la testimonianza di "un cuor solo e un’anima sola"

PELLEGRINAGGIO IN TERRASANTA

"LETTERALMENTE le vostre esperienze coincidono con quelle dei primi che hanno seguito Gesù, con quelle avvenute con Lui duemila anni fa", con queste parole Don LIRIO, guida spirituale del Pellegrinaggio in Terrasanta, all’assemblea finale del cammino iniziato il 28 ottobre, ha aperto la possibilità di continuare nell’intensità dell’Avvenimento accaduto. Alle oltre 180 persone della nostra diocesi di Lugo e Imola, a cui si sono aggiunti un centinaio di amici da Rimini, Forlì, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Milano, che hanno avuto la Grazia di potere riconoscere questa Presenza e capire davvero cos’è il cristianesimo, ha lasciato due provocazioni emergenti dagli interventi: la PREFERENZA, una misteriosa elezione da parte di Dio per ognuno e permanere nel desiderio e nella preghiera di STARE CON CRISTO: "Fammi stare con Te Gesù", come un bambino, SEMPRE. Questo riconoscimento e questo atteggiamento ci faranno permanere nell’Avvenimento di questi otto giorni che hanno segnato la nostra vita.

Siamo partiti da Lugo con la valigia piena di molto da chiedere, di curiosità e di desiderio. Un viaggio per molti atteso da tanto tempo in una terra venerata dalla maggior parte dei credenti del mondo, siano essi cristiani, musulmani o ebrei, quanto divisa e tormentata da problemi che si intrecciano in maniera apparentemente irrisolvibile, ma è Terra Santa per avere visto nascere e morire Gesù...


Iniziamo il nostro Pellegrinaggio già all’aeroporto di Milano con controlli di sicurezza israeliani, estenuanti quanto particolari, ma che ci "costringono" a concepirci amici gli uni gli altri. La condizione che ci conoscessimo e che non ci fossero sconosciuti in mezzo a noi è stata la garanzia per la loro e nostra tranquillità di viaggio. Lo stupore che un gruppo così grande, composto di adulti, famiglie, ragazzi e sacerdoti che si conoscevano tra loro, ha sorpreso anche i rigidi funzionari che alla fine si sono complimentati per la compostezza e la pazienza dei pellegrini.

All’arrivo a Tel Aviv siamo stati accolti dalle guide dei sei pullman che ci avrebbero accompagnato durante gli otto giorni.
Arriviamo a TIBERIADE che si presenta con un dolce paesaggio. In duemila anni il paesaggio sarà cambiato, ma quei colli sono sempre gli stessi.
Il mattino seguente subito a Nazaret, la basilica dell’Annunciazione. Tutto è partito da qui: "Hic verbum caro factum est". Il Verbo si è fatto carne nella discrezione di una cittadina a quei tempi poco significativa, fino al momento in cui "l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio". La chiesa è a forma di giglio rovesciato e protegge nelle sue fondamenta il luogo dove Gioacchino e Anna vivevano con la figlia Maria. Un umile casa. Nient’altro.
Poi al Monte TABOR, la Trasfigurazione di Gesù, a Cana, dove si sono rinnovate le promesse nuziali con una solennità familiare. La sera una processione, alla Basilica dell’Annunciazione, guidata dai francescani ci aiuta ad immedesimarci in uno dei luoghi più cari alla Chiesa e a Don Giussani che ci ha insegnato ad amare l’istante in cui il "SI" di Maria ha reso possibile che il Mistero prendesse carne facendosi a noi compagno e amico.
Il susseguirsi degli avvenimenti non si interrompe mai, il mattino dopo ci prepariamo per l’attraversata in battello del lago di Tiberiade che ci porterà al Monte delle Beatitudini. Siamo seduti in questa collina come i primi discepoli , quasi 300, e ascoltiamo don Lirio, come Gesù.
Il panorama è magnifico e ammirandolo non si può non pensare che questa immagine deve essere rimasta impressa anche negli occhi di Gesù. "Beati voi, beati... .Beati voi!" Gesù non solo proclamava le beatitudini. Egli vive le Beatitudini. Egli è le Beatitudini. Per questo ha il diritto di affermare: "Venite, seguitemi!". "Certo non è facile seguirlo - ci ricorda costantemente don Leonardo- non è mai facile, non è mai stato facile, sembra una impresa superiore alle nostre forze. Ma è Gesù che ci porta, non sta a guardare, non ci lascia soli ad affrontare la sfida. È sempre con noi per trasformare la debolezza in forza". Crediamogli quando Gesù ci dice: "TI BASTA LA MIA GRAZIA, la mia potenza si manifesta pienamente nella debolezza".
Ci dirigiamo a Cafarnao con gli occhi sempre più a fuoco. In questa terra è facile immaginarsi la vita di Gesù con i suoi amici. I resti della casa di Pietro, dove viveva con sua moglie, suo fratello e Gesù, sono oggi visitabili come la sinagoga a fianco. E’ tutto semplice nella sua prorompente evidenza. Avanti incontriamo TABGA, una spiaggia sassosa che accolse i discepoli con le reti zeppe di pesci. Entriamo nella Chiesa che conserva la roccia della "MENSA CHRISTI" dove Gesù preparò i pesci ai discepoli. Qui Gesù disse tre volte a Pietro se lo amava e a lui conferì il Primato. È commovente. Qui è semplice immedesimarsi, vedere Pietro che risponde a Gesù, e desiderare di essere amati così.
Qui Papa Paolo VI, nel 1964, pianse.
È vero non sono altro che sassi, ma è solo perché proprio lì è accaduto qualcosa che viene un brivido quando a messa il sacerdote dice: "Questa è la nostra fede"
Al fiume Giordano abbiamo rinnovato le promesse battesimali a fianco di protestanti e ortodossi, provenienti da tutto il mondo, che in vesti bianche si immergevano.
Poi di nuovo in pullman per arrivare in albergo dove ci aspetta Ettore che ci racconterà della sua avventura a Nazaret. "Conoscere e amare di più Gesù, cioè essere felice – è la ragione che l’ingegnere milanese, direttore del più grande ospedale di Nazaret, ci testimonia raccontandoci della sua venuta in Israele ormai da alcuni anni. Vivendo con altri due membri dei Memores Domini, consacrati in verginità del Movimento di Comunione e Liberazione, ed alcuni anziani frati del Fatebenefratelli, offrono un servizio sanitario di eccellenza. Una coscienza che ogni giorno si rinnova facendo visita alla Casa della Madonna e alla bottega di San Giuseppe, chiedendo che "la propria vocazione si compia, non per fare delle cose, ma perché il vostro essere fiorisca nel fare le cose", gli è stato raccomandato.
Travolgente in un mondo dove le cose non portano il volto del fiorimento ma dell’apparenza.
Lasciamo Nazaret e percorriamo la strada carovaniera che attraversava la Palestina, 150 km che fece Maria per andare a trovare Elisabetta. Che fece Gesù per andare a Gerusalemme.
Oggi demarcazione tra Israele e territori occupati, in mezzo alla terra rossastra, alle sterpaglie e al filo spinato. Lasciamo la fertile Galilea per arrivare alle zone aride e pietrose della Giudea.
È Betlemme oggi la metà del pellegrinaggio. L’arrivo è sofferto, traffico e posti di blocco per accedere al territorio palestinese sono lunghissimi e dopo 5 ore di viaggio arriviamo. La Basilica di Betlemme è di proprietà dei greci ortodossi e degli armeni, i francescani possono transitarvi e celebrare nella grotta della natività in orari molto rigidi. Ci si aspetta una rozza grotta, ma sotto il coro della chiesa, una stella d’argento su una lastra marmorea porta inciso:"HIC DE VIRGINE MARIA JESUA CRISTUS NATUS EST", qui Gesù Cristo è nato dalla Vergine Maria. QUI’ E NON IN UN ALTRO LUOGO. L’ONNIPOTENZA di Dio è passata da qui, da una mangiatoia. "Il Signore è entrato nel mondo come un seme dentro la terra - osservava Don Giussani nel 1986 visitando questo luogo - È accaduto qualcosa di irresistibile, un seme vivo che prorompe nella terra a dispetto di tutti i passaggi delle stagioni". Celebriamo la messa di Natale con i canti di Natale, senza l’atmosfera "ornamentale da vetrina", ma con la vibrazione fisica di trovarsi davanti all’Avvenimento degli Avvenimenti poiché in questa città è sempre NATALE, ogni giorno è NATALE nel cuore dei cristiani. Sono pochi oggi i cristiani qui. Ma anche con Gesù erano pochi, un piccolo gruppo, segno di contraddizione.
In tutti si nota una profonda emozione e una gioiosa gratitudine.
Ci inginocchiamo pieni di stupore in adorazione.
Così arriviamo a GERUSALEMME. Un albergo maestoso gremito di ebrei ortodossi, gestori e fruitori dell’hotel, confortevole per dei pellegrini con poche ore di sonno a disposizione.
A conclusione della giornata incontriamo MARTA, giovane cristiana maronita, che ci ha offerto lo spettacolo della baldanza cristiana. Rischiava di rinchiudersi nell’avvilimento desiderando di fuggire dalla realtà della sua terra ma l’incontro con dei giovani universitari dell’Università Cattolica di Milano durante una vacanza sulle montagne svizzere, le ha ridestato il gusto della vita nella appartenenza al suo popolo. È tornata a Gerusalemme, in Università Ebraica, per terminare il suo corso di studi condividendo i bisogni di tutti e offrendosi, fino a cedere i propri appunti, ad ebrei e cristiani senza differenze. "Uno STUDENT OFFICE in terrasanta" hanno commentato con orgoglio alcuni universitari pellegrini. Questa seconda testimonianza ci spinge sempre più nel vissuto presente di questa Terra.

Al mattino troviamo Gerusalemme, è un caos di vie, la varietà della sua gente, gli edifici, gli odori speziati e i tanti luoghi sacri. Tutto qui si mischia e crea un fascino unico ma che lascia dietro sé un’immensa tristezza per quelle pietre, pezzi di presenza di Cristo, e per l’incapacità dell’uomo a convivere.
Andiamo al DOMINUS FLEVIT, dove Gesù pianse alla vista della città perché "non hai conosciuto il tempo in cui sei stata visitata". Di seguito al Getsemani, il santuario della preghiera sanguinante di Cristo, che ci permesso di approfondire il "VEGLIATE E PREGATE" attorno a quegli ulivi, alcuni millenari e non è escluso che alcuni abbiano visto la preghiera e l’arresto di Gesù, sbattuti ancora oggi per la raccolte delle olive. Nazaret ed il Getsemani sono due santuari emblematici. Sono due luoghi che ci interpellano, coinvolgono e obbligano a dare una risposta:
il SI di Maria senza riserve e il DONO che Gesù ha fatto di sé stesso per redimerci. Poi la visita al Cenacolo, uno dei luoghi storici della salvezza, ci trova concentrati con Gesù e i suoi amici riuniti in comunione. Poi la Scala Santa, il luogo della detenzione ed ogni pietra che parla. Un succedere di eventi dove il tempo sembra un TUTTO CONTEMPORANEO.
L’incontro con il Custode di TerraSanta, Padre Pizzaballa, francescano a capo di 400 frati a cui dobbiamo la possibilità di venerare i Luoghi santi. Sono presenti fin dai loro inizi, XIII secolo, e gestiscono in nome della Santa Sede Vaticana. Seguono opere di accoglienza, parrocchie ed attività archeologiche. Rapporti, equilibri, squilibri e tanto amore a quelle tracce, quelle di Cristo che instancabilmente seguono.
In un giorno la via CRUCIS, nella VIA DOLOROSA, camminando per i vicoli, viscidi dall’unto delle bancarelle che vendono dolci poco affidabili, abbiamo visto persone che si turavano le orecchie al nostro passaggio in preghiera ed altri che ci insultavano.
E arriviamo al SANTO SEPOLCRO.
Alla Basilica tutte le contraddizioni esplodono. Nella Basilica, nel giro di qualche passo, si ripercorrono le vicende dei pochi giorni di Passione di Cristo. Per pregare sulla Pietra del Sepolcro si deve entrare nell’edicola all’interno della Chiesa. Mentre salendo dei ripidi gradini ti trovi sul Calvario, al cospetto della pietra dove venne conficcata la Croce. E tra la pesantezza delle decorazioni noi fedeli non possiamo fare altro che pregare e sfiorare le pietre.
Scrive san Giovanni ai primi cristiani: "Quello che i nostri occhi hanno visto, quello che le nostre mani hanno toccato, quello che le nostre orecchie hanno udito del Verbo della vita". La Verità toccata con le mani. Questo risponde a quella sete con cui il Signore ha creato l’uomo. L’uomo è fatto della sete di toccare, di vedere, di udire il Verbo della Vita. E Don Leonardo Poli, ha celebrato la Santa Messa dentro al SANTO SEPOLCRO il mattino alle 6 e trenta insieme a tutti noi pellegrini colmi di letizia.
È stata la Messa di Pasqua. È sempre PASQUA di RESURREZIONE! Anche l’intensità si toccava, anche l’UNITÀ si manifestava senza bisogno di richiamarla, è stata il DONO più grande. La TOMBA VUOTA, CRISTO RISORTO che si offriva a noi nelle mani di DON LEONARDO POLI.
VITTORIA DELLA VITA SULLA MORTE .

L’ultimo giorno abbiamo attraversato il deserto per giungere al mar Morto, a 400 metri sotto il livello del mare, partendo da Gerusalemme che è ad 800 metri sul livello del mare!
Per arrivare a Gerico, intorno all’oasi. Al Sicomoro di Zaccheo, al Monte della Quarantena dove Gesù affrontò le tentazioni. Uno sterminato panorama desertico con al centro un monastero dalle cupole azzurre come il cielo che appariva come un germoglio di vita.
Infine il trasferimento a Qumran, luogo del ritrovamento delle pergamene del Vangelo di Marco e di altri importantissimi documenti. Insieme al sito archeologico degli Esseni, ebrei radicali, che si erano ritirati nel deserto per purificarsi..
La sera ci riservava l’ultimo incontro con la realtà locale: SAMAR.
A Betania abbiamo incontrato Samar, palestinese, cristiana, nella sua casa con più di 100 bambini. Orfani che imparano a perdonare e un gruppo di donne palestinesi si rifanno una vita. I bambini ci guardano con occhi stupiti e curiosi, si avvicinano, ci offrono dei dolcetti, ci regalano dei biglietti augurali fatti da loro.
"LAZAROS" è la struttura che ospita queste donne di Palestina, come una bambina trovata incatenata in una grotta, un’altra bruciata e una bastonata dalla madre sulla testa tanto da farle perdere i denti. SAMAR è raggiante quando questa bambina, dopo le sofferenze di mesi di ospedale, ha chiesto a Gesù di perdonare la sua mamma, è un miracolo !
E il miracolo continua nella realizzazione di un panificio per dare da mangiare ai bambini e fare lavorare qualche palestinese. Le cose funzionano, "Sta lavorando con uno molto potente, Gesù" - sono le sue parole e sta generando vita. Una grande testimonianza di carità che è segno di vera pace, quella fatta "con il pane" e non con le parole. Così è il cambiamento.
Alla fin fine non sono altro che sassi. A Nazaret, a Betlemme, a Gerusalemme poi si sprecano.
La maggior parte sono protetti da strati di civiltà: romani, bizantini, mussulmani, crociati.
E poi ancora cristiani ortodossi e francescani.
Nei secoli si sono avvicendati coloro che hanno tentato di preservarli a coloro che invece hanno tentato invano di distruggere anche la memoria.
Proprio questi sassi hanno stupito anche noi.
L’assemblea finale è stata il rendimento di Grazia più imprevisto ed imprevedibile. Una decina di persone si sono succedute raccontando di sé davanti alla stupefacente Presenza in mezzo a noi di Cristo, dagli amici, al coro, all’oggettività di Cristo nella storia, alla novità incontrata, a tutto.
"Siete una cosa sola, un cuor solo, un’anima sola". Don Lirio, da colto studioso all’Università di Scienze Bibliche, ci ha detto che capitava proprio così ai tempi di Gesù, come questa sera, da duemila anni.
Quando le ruote dell’aereo si staccavano dalla pista dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv ho provato un forte sentimento di gratitudine ed una rinnovata energia che leggevo anche sugli sguardi di tutti gli altri.
A tutti coloro che hanno visto e udito, oggi è affidato il compito della testimonianza,
quella della possibilità di seguire Cristo.